Ecco le spese "pazze" del Trota Pagati spritz, caramelle e un frigo



Rimborsati oltre 22mila euro al figlio di Bossi: nella lista anche un rilevatore di autovelox, iPad, e 2 euro di «pizza bianca». IL DOCUMENTO: TUTTE LE SPESE, UNA PER UNA

Sarà colpa del viaggio in auto, ma le volte che Renzo Bossi entra in autogrill - almeno quando si faceva rimborsare le spese come consigliere regionale - prende sempre qualche caramellina, snack, brioche farcita, e qualche bibita: Red bull in prevalenza ma anche Gatorade o Powergade. Come molti suoi coetanei, del resto. 

Anzi, a differenza di tanti 24enni di oggi l’ex consigliere regionale leghista compra anche i giornali. Come i ragazzi della sua età, Renzo sembra appassionato di tecnologia. Per esempio, alla vigilia di Natale del 2010 non ha resistito ad acquistare Ipad, Iphone e accessori, tutti insieme per 1.515 euro (di iPad ne aveva già uno, mentre l’iphone lo ricomprerà qualche mese dopo). Qualche volta alla sera un cocktail: tre spritz all’Hollywood di Milano, il giorno dopo mojito, Campari e Negroni, sempre nel famoso locale della movida milanese.

Una volta in pizzeria ha pagato quaranta coperti. Sono alcune delle voci che sommate fanno i 22.617 euro che sono stati rimborsati al consigliere lombardo del Carroccio tra il 2010 e il 2012. Si chiamano «Provvidenze e contributi per il funzionamento dei gruppi consiliari», come la legge regionale che li istituisce, la numero 34 del 27 ottobre 1972. 

A guardare bene l’elenco c’è pure uno spazzolino, un frigorifero da 159 euro e un aggeggio dal nome Coyote autovelox-tutor-fotocam, che dovrebbe servire a localizzare le antipatiche telecamere piazzate su strade e autostrade. E ancora tanta tecnologia, caramelle, due euro di «pizza bianca», un libro di Gianpaolo Pansa - «Carta Straccia» - sul «Potere inutile dei giornalisti italiani», taxi e coperti. 

Il Trota, come in altri tempi lo aveva ribattezzato il padre, è uno dei 62 consiglieri (o ex) indagati con l’ipotesi di peculato dalla procura di Milano, che vuole capire meglio come funziona il sistema dei rimborsi ai politici del Pirellone. Nell’invito a comparire che gli hanno recapitato i pm Robledo e Filippini, il giovane Bossi è chiamato a presentarsi il dieci gennaio per giustificare gli acquisti fatti con soldi pubblici.

Il dieci sarebbe toccato anche alla vicepresidente del Senato Rosi Mauro, ex colonnello leghista, anche lei per qualche mese consigliere regionale nel 2008 e anche lei indagata. Mauro però ha voluto togliersi subito questa incombenza e si è presentata ieri mattina in procura: «Ho già dato a Pasqua, non vorrei anche a Natale», ha detto riferendosi alla precedente inchiesta che travolto la Lega e che ha visto anche la senatrice protagonista sui giornali, pur non essendo indagata. 

La vicepresidente di Palazzo Madama si è fermata circa un’ora col pm Paolo Filippini, al quale ha detto che le spese da lei sostenute per 7.482 euro riguardano (come si vede nella lista) stampanti, cellulari e computer, per i suoi collaboratori. «Mi auguro che in futuro ci siano regole più chiare sui rimborsi», ha detto l’ex leghista, prima di lasciare il palazzo di Giustizia. Ma non ci sono solo Bossi e Mauro nella nuova tranche di inviti a comparire spediti dalla procura. Tra i consiglieri (ed ex) più conosciuti, compaiono Giorgio Puricelli (Pdl), fisioterapista del Milan, Monica Rizzi, leghista ex assessore allo Sport, e il vicepresidente regionale e assessore Gianni Rossoni (Pdl). 

A quest’ultimo viene chiesto conto solo di una ricevuta da 1.800 euro rilasciata da un ristorante cremonese per le consumazioni di 45 coperti. L’ex assessore Rizzi tra il 2008 e il 2010 ha speso 25.857 euro, per lo più in pranzi, cene, francobolli, tecnologia e cancelleria, mentre Giorgio Puricelli in due anni ha avuto rimborsi per 20.402 euro. Nella sua lista della spesa compare, seguito dal punto interrogativo, un videogioco Dragon, ma anche un servizio fotografico, un video proiettore Samsung, «nove bibite varie consumate su “divano”» a Gallarate intorno a mezzanotte (marzo 2011), poi taxi, tecnologia, ricariche telefoniche e coperti. Sono le «spese pazze», come le ha definite qualcuno dei consiglieri lombardi.

Al momento sotto la lente della magistratura, e della guardia di finanza di Milano, ci sono gli scontrini della maggioranza, leghisti e pidiellini delle ultime due legislature regionali. Il fatto che nessuno dell’opposizione sia stato chiamato in causa sta facendo montare un po’ di polemica. Il primo a lamentarsi è il governatore uscente Roberto Formigoni, che anche ieri ha chiesto che si faccia luce sui rendiconti dei partiti di minoranza prima dell e prossime elezioni. Per Formigoni, «aleggia un velo di ipocrisia intollerabile: ribadisco che chi ha sbagliato pagherà, ma deve essere portato alla luce tutto ciò che è accaduto».

Per il Pd risponde duro il consigliere Fabio Pizzul: «Chiariamo un equivoco: se i magistrati due mesi fa hanno chiesto la documentazione delle schede di Pdl e Lega è perché stavano indagando su Boni, Nicoli Cristiani e Buscemi, che sono esponenti di quei partiti. Ora - chiude Pizzul - gli inquirenti hanno deciso di vedere anche le carte dell’opposizione, degli assessori e del presidente. Noi siamo pronti a fornire le nostre. Intanto le spese di quest'anno sono sul nostro sito».

Giuseppe Vespo
da l'Unità

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