PRESENTATO IL TAVOLO SULLA SANITA' #LA SALUTE PER TUTTI E IL QUESTIONARIO SULLE ESPERIENZE DI DIAGNOSI E CURA NEL TERRITORIO


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Affrontare il problema del diritto alla salute riteniamo sia un compito fondamentale di cui un Partito debba farsi carico per quella vicinanza ai cittadini che trova nell’ambito dei Circoli territoriali opportunità di contatto e ascolto. Troppo spesso invece vengono assunte decisioni sempre meno sanitarie e solamente finanziarie che ricadono poi sui soggetti fragili e le loro famiglie sia in termini di difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie che di costi diretti. Quanto siamo ancora disposti a tollerare questa condizione? Quanto disposti a girare la faccia dall’altra parte perché tanto i soldi per pagarci la visita privata ce li abbiamo? Questa è la fine del principio solidaristico per il quale il diritto alla salute è di tutti e non secondo censo. Come siamo arrivati a questo?

La salute secondo l’art. 32 della Costituzione, è un diritto fondamentale individuale ed un interesse collettivo che si basa su principi fondamentali di UNIVERSALITA’( prestazioni per tutta la popolazione), UGUAGLIANZA (accedere alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale-SSN senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche), EQUITA’ ( parità di accesso per uguali bisogni) principio fondamentale che ha il fine di superare le diseguaglianze nell’accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie. 

Il Servizio Sanitario Nazionale, costituito con la Legge 833/78, traghettava l’uscita dal modello assicurativo mutualistico di sola cura della malattia, con l’obiettivo di proteggere la salute della popolazione mantenendola più a lungo in ben-essere, anche attraverso la prevenzione e la qualità degli ambienti di vita e di lavoro. Tale legge, costitutiva del SSN, prevedeva che i servizi fossero erogati dalle Aziende sanitarie locali, dalle Aziende ospedaliere e da strutture private convenzionate con il SSN. Tutti garantiscono, in modo uniforme, i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) alla popolazione, secondo criteri di qualità, efficienza, appropriatezza, trasparenza. I principi costitutivi fondamentali del SSN vengono affiancati da principi organizzativi che prevedono competenze dello Stato e delle Regioni. Lo Stato finanzia il fondo sanitario, programma il Piano Sanitario e determina i LEA che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Le Regioni programmano propri Piani e gestiscono in piena autonomia la sanità nell’ambito territoriale di loro competenza, secondo il comune obiettivo di assicurare condizioni e garanzie di salute uniformi su tutto il territorio nazionale e livelli delle prestazioni adeguate e appropriate per tutti i cittadini.

Grazie alla rete di Ospedali pubblici di eccellenza, alla sanità territoriale, ai servizi di prevenzione per il mantenimento della salute della popolazione e non della sola cura della malattia, nel 2000 l’OMS aveva classificato il SSN italiano il secondo al mondo per qualità ed efficacia dei servizi. Quanto siamo oggi distanti da questi principi che avevano trovato efficacia operativa nel SSN? Cosa è successo da allora alla nostra Sanità Pubblica? Dov’è finita la “centralità del paziente” che deve oggi peregrinare alla ricerca di prestazioni di salute senza alcun accompagnamento o sostegno?

La Regione Lombardia per prima, secondo un supposto principio di “libera scelta” del cittadino, ha aperto alla competizione tra il sistema della Sanità Pubblica con quello Privato, creando così una sorta di mercato in sanità, senza però stabilire pari regole e pari doveri. La rete ospedaliera pubblica deve garantire sempre le prestazioni più onerose (pronto soccorso, rianimazione, interventi complessi) come abbiamo visto tutti nell’emergenza pandemica per il COVID. La Sanità Privata, con alcune eccezioni d’eccellenza, sceglie il settore in cui offrire prestazioni convenzionate secondo remunerazione e “rischio d’impresa” che giustifica il guadagno, avendo capacità di plasmare rapidamente le proprie strutture secondo le esigenze del “mercato sanitario”. La Sanità Pubblica, nonostante la chimera della aziendalizzazione, ha invece i vincoli storici della spesa pubblica, per il rinnovo e assunzione del personale, i tempi di acquisizione secondo gara delle attrezzature, vincoli per il rinnovo tecnologico e organizzativo. Il personale sanitario pubblico ha gli stipendi più bassi in Europa. Dovendo concorrere entrambi al finanziamento pubblico regionale, si è realizzato così un progressivo depauperamento delle risorse delle nostre strutture sanitarie

In questo scontro tra titani, l’elemento debole è diventato il malato che non solo, secondo l’attuale sistema di offerta, si trova a dover organizzarsi per la ricerca delle prestazioni prescritte dal curante necessarie alla diagnosi, ma a fronte di tempi di attesa inadeguati (sia nel pubblico che nel privato), si trova costretto, se ne ha la capacità economica, a pagare direttamente alcune delle prestazioni. 
Dunque, il paziente alla ricerca di una ecografia, di una risonanza, di una visita specialistica in Regione, anche con richiesta di priorità, si confronta con tempi di attesa inappropriati rispetto al quesito diagnostico, nella migliore delle ipotesi con proposte di prestazioni in altra provincia, non sempre praticabili per una persona anziana o defedata. L’allungamento dei tempi di attesa avviene curiosamente anche presso le strutture private accreditate, quando si cerca la prestazione con il SSR.   
Ecco che allora emerge un nuovo scenario nell’offerta sanitaria privata. La solvenza pura. Tirare fuori di tasca propria i soldi necessari per una prestazione sanitaria diagnostica, specialistica, anche di ricovero per intervento, offerta dalla struttura privata accreditata, che diversamente, dichiara lunghi tempi di attesa.

Si è realizzato così un incremento costante della spesa per le prestazioni sanitarie. Nell’ultima relazione della Ragioneria dello Stato la spesa sanitaria totale nel 2021 in Italia è stata di 164 miliardi di Euro. Di questi 36.5 sono stati spesi direttamente dalle famiglie per ottenere prestazioni pure di sanità privata. Intanto all’orizzonte si prospetta il ritorno alle mutue, alle polizze sanitarie integrative. 
Noi crediamo che la rotta del sistema sanitario debba essere riportata verso “porti sicuri” stabiliti dai principi della Costituzione. Non possiamo pensare che la salute nei prossimi anni sia scandita solo dalla capacità economica individuale e non dai principi solidaristici costituzionali.

La spesa sanitaria è ormai una voce stabile nel reddito familiare e non è sostenuta proporzionalmente dal miglioramento degli stipendi. Ne consegue il progressivo impoverimento dei ceti medi, quelli che maggiormente già finanziano il Servizio Sanitario  con le loro tasse. Le classi più povere ormai rinunciano già agli esami e alle cure. Nell’ultima relazione ISTAT del marzo 2023 si parla di 2 milioni di italiani che rinunciano alle cure per i tempi di attesa e a 4 per la condizione economica. Se si considerano quanti le rimandano, il dato sale fino a 6,7 milioni di italiani. Sono una popolazione fragile a maggiore rischio di malattia e morte.

Riteniamo che a fronte di questa emergenza di salute, non si possa rimanere indifferenti ma occorre un impegno attivo in ogni territorio per dare voce ai più deboli, ai pazienti fragili, ai cronici, alle loro famiglie e sorvegliare le azioni programmatorie, sia regionali che locali, che indeboliscono la qualità di offerta sanitaria pubblica, non solo in termini quantitativi ma anche di appropriatezza.

Per le ragioni enunciate il Circolo PD di Merate, in collaborazione con gli altri Circoli del territorio e in accordo coi propri consiglieri regionali, ha deciso di attivare un Tavolo della Salute, costituito da professionisti della sanità iscritti e simpatizzanti, rappresentanti delle comunità e delle associazioni, per garantire un costante impegno sui principali temi di salute che interessano la nostra popolazione.  Il tavolo consente di porre in campo alcune importanti strategie.

La prima iniziativa condivisa nel Tavolo è la necessità di avere il polso della situazione territoriale dando voce a chi nell’ultimo anno ha vissuto sulla propria pelle difficoltà di accesso alle prestazioni di diagnosi e cura, raccontandoci la sua esperienza, o quella di un proprio caro,  attraverso un questionario guidato con cui poter raccogliere gli elementi salienti del proprio percorso, segnalare le criticità rilevate e fornire la propria opinione sugli elementi di miglioramento necessari. E’ possibile parimenti descrivere esperienze positive, perché possano essere difese e valorizzate.

Non è casuale che per la pubblicazione del Questionario on line “La salute per tutti-2023” e l’avvio della campagna di ascolto, si sia scelta la data del 1° Maggio – La Festa dei Lavoratori, perché una Sanità pubblica ed efficiente è uno dei fondamentali diritti dei lavoratori, sia a tutela dei propri familiari che dei luoghi di lavoro. E’ pertanto naturale l’alleanza dei lavoratori sui principi solidaristici di uguaglianza per la salute.

Prevediamo di restituire i primi esiti del questionario pubblicandoli sul sito web e in occasione di incontri pubblici sul tema della salute. Stante l’interesse del territorio, una prima iniziativa verrà realizzata nel prossimo mese di giugno. Il questionario rimane comunque attivo come sportello di ascolto dei bisogni del territorio e opportunità per segnalare le criticità prevalenti da affrontare. Uno strumento dinamico, non una operazione d’immagine!!! Forte è l’interesse per l’estensione della nostra iniziativa sul territorio provinciale.

Un altro impegno del Tavolo è il progetto “adotta il tuo ospedale”. Non dimentichiamo che gli ospedali pubblici sono nostri, appartengono ai cittadini, sono un nostro patrimonio e non hanno finalità di lucro ma solo l’obiettivo di salute del paziente. Lo spostamento delle risorse economiche ad appannaggio del Privato, che ha conquistato progressivamente quote di mercato che un Pubblico sottofinanziato, non era più in grado di soddisfare in tempi appropriati, ha posto in difficoltà i nostri ospedali pubblici. Nella città metropolitana di Milano, ove si concentrano numerose strutture di diagnosi e cura, si calcola che il finanziamento regionale delle prestazioni è destinato al 60% al privato accreditato e al 40% agli ospedali pubblici di eccellenza quali Niguarda, Policlinico, S.S.  Paolo e Carlo, Sacco, Fatebenefratelli, Buzzi ed altri.  Il dato regionale totale vede il privato assorbire il 40% del finanziamento. Non c’è bisogno di scomodare illustri economisti per rilevare l’assurdità delle scelte. Quale moderno sistema economico finanzierebbe la concorrenza a discapito della propria struttura, cedendo quote di mercato? Difendiamo i nostri ospedali pubblici, sottofinanziati, con personale sanitario dimezzato, turni gravosi, tempi di visita insufficienti.

Intendiamo pertanto difendere il nostro Ospedale di Merate, sorvegliare le scelte organizzative che ne possano indebolire la qualità e appropriatezza delle prestazioni, chiederne conto alle Direzioni.  Pensiamo alle scelte di medici “gettonisti” in Pronto Soccorso che vanificano la continuità assistenziale del paziente che accede attraverso l’emergenza-urgenza ai reparti di ricovero o la continuità tra ospedale e territorio nella dimissione dal P.S. al curante. Non dimentichiamo l’ingresso di cooperative in un settore delicato quale la riabilitazione che assorbe la domanda sia dai reparti (ortopedia, cardiologia, neurologia, medicine) che dal territorio. Scelte a discapito dell’assunzione di personale sanitario strutturato che darebbe solidità e continuità al nostro Ospedale. Non dimentichiamo poi i settori della salute non presidiati dall’offerta privata quali quelli della prevenzione e della promozione della salute, da tempo sottovalutati per la priorità delle cure. Il COVID ha evidenziato l’assenza di una risposta territoriale adeguata ai bisogni di salute della cronicità, non necessariamente da gestire attraverso la sola rete ospedaliera.  La medicina territoriale non si fa solo con nuove strutture e tecnologie ma con risorse di personale adeguato e qualificato. Dal questionario potranno emergere anche difficoltà ordinarie sul sistema delle prenotazioni, sulla gestione dell’informazione all’utente, sulle specialistiche ambulatoriali meno presidiate dal Mandic, per proporre opportunità di miglioramento anche nella realizzazione della rete territoriale delle Case di Comunità. 

Il Tavolo intende affrontare con periodicità le tematiche sanitarie emergenti, secondo un approccio scientifico di conoscenza ed approfondimento, di efficacia e appropriatezza, di economia di sistema prospettando proposte di soluzione che garantiscano una migliore informazione dei cittadini sui propri diritti di salute e contribuiscano allo sviluppo di una proposta di Riordino del Servizio Sanitario Regionale da sostenere come iniziativa popolare.

Risulta evidente che questo non è un tavolo chiuso ed esclusivo, ma che si deve arricchire delle forze professionali, culturali, associazionistiche che operano da tempo sulla tematica nel nostro territorio perché ciascuno possa portare il proprio contributo e arricchire la visione di salute con cui costruire proposte concrete e innovative. Qualcuno doveva pur iniziare, ma l’interesse comune rimane la tutela del cittadino e la difesa dei diritti. Attendiamo pertanto qualificate adesioni.
Riteniamo che la Salute insieme all’Istruzione siano elementi qualificanti di un Paese civile e debbano essere accessibili a tutti i cittadini non solo secondo censo, ma secondo un principio di solidarietà condiviso. La Rete di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione garantita da un Servizio Sanitario Pubblico, efficiente e adeguatamente finanziato, deve essere la risposta ai bisogni, in quel delicato momento di fragilità legato alla malattia, sia a sostegno della persona che dei propri familiari.






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