Riforme istituzionali: lettera di Ernesto Passoni
Esprimo contrarietà alla svolta politica che il Partito Democratico ha assunto con la Segreteria di Matteo Renzi e con la sua Presidenza del Consiglio.
I due principali temi che
motivano la mia contrarietà sono la
riforma costituzionale e quella elettorale, attualmente in itinere, che, interagendo
fra loro, comportano uno stravolgimento dei connotati della democrazia
costituzionale; cambiano l'equilibrio dei Poteri privilegiando il principio
della “governabilità” rispetto a quello della “rappresentanza” che, invece,
sono in equilibrio nella Costituzione vigente.
Con la riforma del Senato si
sostituirà alla centralità del Parlamento, che sarà dimezzato, la supremazia del Governo; la legge elettorale
in itinere consente di dare un abnorme premio di maggioranza al partito o
coalizione vincente a scapito delle minoranze, sfiorando
l'anticostituzionalità. La Camera dei Deputati condizionerà la Corte
Costituzionale, svuotandone le funzioni di garanzia.
L'iter in corso della riforma
costituzionale descrive una situazione sconcertante nel metodo e nel merito.
- Riguardo al metodo, la materia
costituzionale è prerogativa dell’organo legislativo, il Parlamento e non di
quello esecutivo, il Governo, rispetto al quale non si giustificano le continue
e reiterate sollecitazioni che esso ed, in primis, il suo Presidente opera nei
confronti del Parlamento forzandolo con scadenze e “ghigliottine” al dibattito.
La riforma della Costituzione non è un Decreto Legge ed assurde sono le
forzature: i Parlamentari, nella fattispecie, dovrebbero legiferare in
coscienza e senza vincoli di mandato. Che i Senatori siano stati forzati lo
dimostra il fatto che in due delle cinque votazioni a scrutinio segreto, i
relativi emendamenti, cui la maggioranza era contraria, sono stati approvati..
Quando è in gioco l’edificio della democrazia non sono ammissibili forzature,
né ordini di partito ai Parlamentari che, per quanto eletti con legge
anticostituzionale, sono rappresentanti del popolo e non delegati di un capo
politico. La Costituzione, base legislativa del vivere civile, dovrebbe essere
condivisa dalla più grande maggioranza dei Legislatori; così non sta succedendo
con la formazione di acredini fra le forze politiche. Il Senato ha approvato la
modifica, in prima lettura, con 183 si su 320 aventi diritto (solo il 57%).
- Riguardo al merito, assurdo è
il declassamento del Senato ad Organo di secondo livello con l’elezione non
diretta dei Senatori che saranno nominati dai Consigli Regionali e dai Sindaci
per svolgere un doppio / dopo lavoro, con relativa immunità parlamentare.
Si giustifica la non elezione
diretta dei Senatori con il relativo risparmio economico che ascende a 50
milioni di Euro/anno (cui bisognerà togliere le spese di trasferta): circa un
decimillesimo della spesa per la Pubblica Amministrazione! E’ chiara la
sottintesa demagogia, soppiantante la democrazia.
Si afferma che il bicameralismo
paritario ostacoli la legiferazione, ma qualcuno deve spiegare, perché in
Italia, anche dopo i falò del costituzionalista Vicepresidente del Senato,
Roberto Calderoli ci siano ancora150.000 Leggi, dieci volte rispetto alla
Francia; una sovrapposizione continua di norme, a volte incoerenti, senza Testi
Unici. A tutt’oggi sussistono circa 500 Decreti Attuativi non emanati per cui
le relative leggi non sono operanti.
Dopo la sciagurata riforma del
Titolo V, temo che si verificherà un altro danno per l’Italia.
Enorme è la responsabilità del
Partito Democratico, motore del progetto
di devastazione della Costituzione e che la destra aveva cercato di
realizzare venendo sconfessata dai Cittadini con il no al referendum
confermativo del 2008.
Il PD tradisce, così, la cultura
dei Partiti che parteciparono alla stesura della Costituzione.
Ernesto Passoni.
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