Da un Professore a Presidente
Riportiamo una lettera di G. Pasquino, dall'Unità, critica nei confronti dell'operato del Governo Renzi, in tema di legge elettorale, augurandoci che sia da stimolo per il confronto tra le diverse posizioni presenti nel nostro Partito e nella nostra area politica.
PD Merate
Caro
Presidente,
Capisco
il tuo riserbo in materia di proposte di riforme istituzionali. In verità è un
riserbo che non hai sempre mantenuto. Per esempio, anche dopo la sentenza della
Corte Costituzionale, che ha fatto a pezzettini il Porcellum, hai subito
richiesto una riforma elettorale. Molti, invece, non a torto, pensano che l’esito di quella sentenza sia una legge
elettorale proporzionale, il consultellum, quasi immediatamente praticabile.
Sembra che tu desideri altro, ma, ecco una parte del tuo riserbo, non l’hai fatto trapelare. Vuol dire, dunque,
che condividi le liste ancora bloccate, il bislacco premio di maggioranza e
tutte le cervellotiche soglie di accesso al Parlamento? Per quel che concerne
la riforma del Senato, hai dichiarato il tuo sostegno alla fine del
bicameralismo paritario, ma, si sa, meglio, si dovrebbe sapere, che di
bicameralismi differenziati ne esistono molte varianti. Possibile che quella
prospettata da Renzi e Boschi sia la migliore? Qui stanno molti punti dolenti
che, in parte, ti riguardano direttamente, in parte, riguardano l’istituzione Presidenza della Repubblica,
il suo ruolo, i suoi compiti.
Davvero
pensi, una volta terminato il tuo secondo mandato, quando lo vorrai, ma,
preferibilmente per me, il più tardi possibile, sia opportuno e
istituzionalmente utile per te (e per i futuri presidenti della Repubblica)
diventare deputato a vita? Che senso ha? Davvero ritieni una buona soluzione
che tu e i futuri Presidenti siate dotati del potere di nominare ventuno
senatori per sette anni? Che senso ha? Facendo un passo indietro, certamente
sei consapevole che, una volta privato il Senato del potere di eleggere il
Presidente, toccherà alla sola Camera dei deputati procedere a questa
importantissima elezione. Se il cosiddetto/maldetto Italicum sarà approvato
nella sua versione attuale, nella prossima Camera dei deputati ci sarà una
maggioranza assoluta creata dal premio di maggioranza che potrà fare il bello e
il cattivo tempo, pardon, che potrà da sola eleggere un Presidente il quale molto
difficilmente apparirà Presidente di garanzia, in grado di rappresentare, come
vuole la Costituzione, l’unità nazionale.
Per di
più, quel Presidente di parte avrà molti poteri di nomina che, è fortemente
presumibile, eserciterà non contro la maggioranza che lo ha eletto e neppure a
prescindere da quella maggioranza (sono sicuro che hai apprezzato il mio
understatement). Quindi, non soltanto quei ventuno senatori avranno un colore
molto preciso, ma anche, punto molto dolente, i cinque giudici costituzionali
di spettanza del Presidente non arriveranno al Palazzo della Consulta con tutti
i crismi della loro autonomia di pensiero e di giudizio. Insomma, fra deputati
nominati dai dirigenti del loro partito e delle loro correnti, quindi,
ubbidientissimi, senatori nominati da te, forse in carriera, di sicuro
tecnicamente irresponsabili (non dovranno rispondere a nessuno né politicamente
né elettoralmente tranne alla loro personale ambizione), con giudici
costituzionali probabilmente espressione di una parte politica, dove vanno a
finire i pesi e i contrappesi che, tu ci insegni, sono il pregio delle
democrazie, non soltanto di quelle parlamentari?
Con
riferimento alla tua storia istituzionale e ai tuoi comportamenti politici,
parlamentari e presidenziali sono fiducioso che tu condivida le mie
preoccupazioni. Non sono un “professorone” (copyright ministro Boschi), anche
se continuo day by day a impegnarmi per diventarlo. Non sono neppure un “Solone
del diritto” (copyright Dario Nardella, candidato sindaco di Firenze). Quindi,
ho pochissime chance di essere ascoltato e preso in seria considerazione. Tu,
caro Presidente, hai molte lauree ad honorem (professorone anche tu?), ma è la
tua autorevolezza personale che va anche oltre la carica istituzionale che ti
consentirà, se ritieni degne di interesse almeno parte delle mie riflessioni,
di essere ascoltato e, quel che più conta, di sovrintendere a riforme che non
siano uno spezzatino e che siano suscettibili, non di stravolgere i pesi e i
contrappesi, togliendo potere agli elettori, ma di fare funzionare meglio (più
velocemente) la democrazia italiana.
Gianfranco Pasquino
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