Andreotti: Umberto Ambrosoli e un gesto di grande dignità

Umberto Ambrosoli si alza e va via dalla sala del Consiglio Regionale della Lombardia durante il minuto di raccoglimento per la morte di Giulio Andreotti: un gesto grandioso. Nello stesso momento riesce a rispettare le istituzioni ma non tradire la storia di suo padre morto a 46 anni in circostanze rimaste mai completamente chiarite, almeno a livello di mandanti. Apprezzo quest’uomo che non cede ad un pietismo di facciata, ad una finzione che dovrebbe, con la morte, cancellare tutti i peccati in vita. Oggi Umberto ha 42 anni, suo padre morì a 46, lui aveva solo 8 anni, ed è cresciuto in una famiglia che ha fatto del rispetto per le istituzioni un modello comportamentale da prendere come esempio: Ricordo ancora quando sua madre riuscì, per dovere, a partecipare al ventennale della morte di suo marito fatta dall’allora presidente del consiglio comunale milanese Massimo De Carolis, che aveva rapporti con Sindona, mandante dell’omicidio del marito, con una protesta ferma ma silenziosa, non sguaiata. Uno stile che in Italia, dalla memoria troppo corta quando si tratta di proteggere i deboli, sono in pochi a riuscire a portare avanti. Poi ascolti alla televisione Lara Comi, europarlamentare PPE, che si dispiace del gesto di Ambrosoli, con una sana reprimenda di Massimo Cacciari, sulla mancanza di coscienza su quanto successo in Italia in quegli anni. Quanto è bello vedere una persona limpida, che ha il coraggio di mostrare i propri sentimenti e quello che pensa, civilmente: Evento sempre più raro in questa Italia.

Leonardo Romanelli

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