27 settembre: La carta di intenti PD - Riflessioni su SAPERE – MONTEVECCHIA
“La madre degli stolti è sempre incinta”, recita un
proverbio di origine medievale e, per la verità, su questo tema si sono
esercitati stuoli di moralisti, bacchettoni e presunti eruditi di ogni
tempo e specie, si va da una traballante traduzione biblica secondo la
quale “infinito è il numero degli stolti”, al passo ciceroniano che
recita “Stultorum plena sunt omnia”.
In realtà noi tendiamo a considerare ignoranti coloro che non sono
competenti nei campi nei quali lo siamo (o crediamo di esserlo) noi. Chi
tiene presente che uno stagnino può insegnarci tante cose su come si
ripara un rubinetto, o che un geniale matematico può essere del tutto
incapace di organizzare la sua vita pratica?
Negli anni Settanta del XX secolo a sinistra ci si riempiva la bocca
discettando di “cultura popolare”, si diceva che “il popolo” era
depositario di un sapere che, per il solo fatto di esistere, era
oppositivo al potere e dunque “rivoluzionario”. Poi, la moda è passata e
la musica popolare si è annacquata nella world music e ha perso
gran parte del suo fascino. Oggi nessuna fa più ricerca etnomusicologica
sul campo e i giovani sono tornati ad intontirsi con la più banale e
regressiva musica da discoteca.
Insomma la domanda cui dobbiamo tentare di dare una risposta è la
seguente: che cosa può fare un grande partito di massa come il nostro
per stimolare la crescita di una coscienza culturale e politica che ci
renda più forti e finalmente capaci di battere le destre e i populismi
di ogni tendenza?
Intanto occorre avere la consapevolezza che una vasta e profonda cultura non basta per muoversi con sicurezza sull’agone dei talk show
televisivi. Quante volte abbiamo visto i nostri sventati cavalieri del
sapere, colmi di dottrina fino alla punta dei capelli, uscire battuti da
chi non faceva altro che recitare slogan brevi, secchi, precisi e
soprattutto ripetuti fino alla noia per farli entrare nella testa degli
ascoltatori?
Loro hanno, per esempio, l’accortezza di interrompere ostinatamente
l’interlocutore quando sta dicendo delle cose “vincenti”, sanno muovere
il capo in segno di perenne dissenso quando vengono inquadrati dalle
telecamere, sanno sviare il discorso con furbizia, sanno rispondere ad
una domanda con un’altra domanda…
Insomma, loro hanno una tecnica che gli viene inculcata in appositi
corsi che nessuno a sinistra si preoccupa di organizzare. I nostri, in questo senso, sono, e sono quasi orgogliosi di esserlo, dei “dilettanti allo sbaraglio”.
Questo significa che dovremmo imitare i loro squallidi metodi?
Dovremmo anche noi metterci a berciare per non far sentire le parole
dell’avversario politico? Dovremmo approfondire la tecnica dell’insulto
che fa andare in confusione l’interlocutore? Dovremo lanciare accuse a
ripetizione senza lasciare che gli altri abbiano il tempo di rispondere?
Certo che no, ma dovremmo almeno avere l’umiltà di sapere che
esistono tecniche di comunicazione molto efficaci, soprattutto se usate
con buon gusto e discernimento.
In conclusione, vi sono infinite forme di conoscenza e nessuno è in
grado di padroneggiarle tutte, ogni giorno della nostra vita dobbiamo
essere pronti ad imparare qualcosa di nuovo in ogni campo del sapere,
tecnico, scientifico e umanistico. Sarà poi il modo in cui saremo in
grado di usarle a fare la differenza fra noi e gli altri.
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