Il referendum di Vendola è contro Bersani

Mamma mia!! Ancora un referendum sull'articolo 18. E ancora gli stessi dell'altra volta, con l'aggiunta di Di Pietro. E ancora lungo la stessa linea, di sconfitta in sconfitta. E ancora contro il maggior partito di centrosinistra per l'alternativa di governo, proprio quando si avvicinano le condizioni per governare questo Paese. E ancora soltanto per ottenere un po' di visibilità a qualsiasi costo, compresa la rottura del sindacato e della stessa CGIL.
È un film che ho già visto a cavallo tra la fine del vecchio secolo e l'inizio del nuovo quando, sempre gli stessi, raccolsero le firme per estendere l'articolo 18 alle aziende con meno di 15 dipendenti, con il risultato di "costringere la CGIL" - col mio voto contrario - a schierarsi per il Sì con una conseguente sconfitta clamorosa e pesantissima.
Per non parlare poi di quello di qualche anno prima, seppur promosso da soggetti perlopiù diversi, sull'abrogazione dell'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori - l'avete scordato? - a seguito del quale la Fiom è stata buttata fuori dalla Fiat. Pensavo che la "lezione" fosse risolutiva e invece...qui purtroppo siamo per giunta in una situazione politica molto più complessa di allora. Ora c'è in gioco davvero e concretamente la credibilità del nostro schieramento e la possibilità di vincere e governare il Paese.
Ma possibile che nessuno dei promotori - e non penso certo all'Idv, che per me è fuori da un quadro di alleanza col Pd - e chi intende contribuire alla riuscita della raccolta di firme si renda conto di quale irresponsabile colpo porta questo referendum alla costruzione di uno schieramento in grado di candidarsi con il Pd alla guida del Paese? Mi sembra di essere riprecipitato nell'incubo della coalizione del governo Prodi.
Infine, sommessamente, ai compagni e agli amici del Pd che intendono impegnarsi in questa sciagurata campagna, mi permetto di ricordare che il nuovo testo dell'articolo 18, lungi dal rappresentare quella "svendita" di un diritto sacrosanto a non essere licenziato senza giusta causa, è frutto di una sapiente mediazione del segretario del Partito che ha, appunto, impedito che quel diritto venisse davvero cancellato.

Achille Passoni
Senatore del Pd in Commissione Lavoro

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