La Lega mette sotto tutela il Popolo delle Libertà

Dicono che nel centrodestra il rivale più pericoloso di Berlusconi sia Fini, e che dopo le elezioni nel Pdl potrebbe esserci una scissione. E se invece il pericolo arrivasse dal suo alleato più fedele, la Lega? Il Carroccio a queste regionali non corre solo per far vincere i candidati della coalizione: corre anche per sorpassare, al Nord, il Pdl. In Veneto il derby è da tempo conclamato. Ma il pasticcio delle liste ora ha aperto un altro fronte in Lombardia. Nella Lega sono furenti per la figuraccia. L’altra sera a Genova Bossi si è sfogato: «Non sono nemmeno capaci di preparare le liste». Il sorpasso in tutta la Lombardia è un miraggio, perché a Milano il Pdl è troppo più forte. Ma nelle altre province c’è una partita tutta da giocare, e una serie di sorpassi avrebbe un valore simbolico e politico che peserebbe parecchio sul futuro.
A riprova di che cosa pensino i leghisti della fantozziana vicenda delle liste, c’è un dato che riguarda gli elettori. Tra chi vota Lega, ha scritto Renato Mannheimer sul Corriere della Sera di ieri, il gradimento dell’attività del governo era dell’83 per cento il mese scorso; oggi è sceso al 57. «Ma a questi buffoni lascereste governare la Regione?», era scritto un paio di giorni fa su un cartello a Roma. La Padania, il quotidiano della Lega, ci informa che questa scritta «non è sfuggita al sindaco di Varese Attilio Fontana», leghista; e che lo stesso Fontana ha così commentato: «La domanda è fondata, e la risposta ce l’ho». Una risposta che riguarda ovviamente non il Lazio ma la Lombardia: «Sì, li lasceremmo al governo – ha detto Fontana – ma solo perché ci sarà la Lega che riuscirà a mettere a posto le sciocchezze che i nostri alleati riusciranno a fare».
Come dire: dopo aver pasticciato nel compilare le liste, pasticceranno anche nell’amministrare la Lombardia. Attilio Fontana è un noto avvocato penalista. Ci riceve nel suo studio di Varese: «Lavoro anche nel week end – dice – perché se uno vuol fare seriamente il sindaco e il suo mestiere non può permettersi pause». E’ un personaggio che conta, nella Lega: è stato per sei anni presidente del consiglio regionale lombardo ed è tuttora presidente regionale dell’Anci, l’associazione dei Comuni. «Sì – conferma – in qualche modo controlleremo il Pdl nel governo della Lombardia. E’ difficile che noi leghisti possiamo combinare guai come li hanno combinati quelli del Pdl sulle liste. Noi abbiamo una struttura diversa, noi siamo un partito vero, nel quale nessuno parte giocando in serie A. I nostri fanno la gavetta: prima di finire in un listino fanno i travet nelle sezioni, poi i consiglieri di circoscrizione, poi comunali, e così via. Il partito controlla sempre. Da una parte lascia libertà, dall’altra vigila. E’ comunque un punto di riferimento. Noi non abbiamo mai avuto le televisioni e i giornali: abbiamo dovuto comunicare le nostre idee andando nelle strade, parlando con le persone comuni, spesso ad una ad una». In provincia di Varese la voglia di sorpasso ormai è dichiarata. L’ha detto anche il segretario provinciale Stefano Candiani: «E’ il nostro obiettivo». Nel 2006, alle politiche, la Lega aveva il 14 per cento; Forza Italia il 30, An era intorno al 7-8. Ma alle comunali di pochi mesi dopo, nel capoluogo, la Lega è salita al 20; Forza Italia e An sono scese. Alle provinciali del 2007 il Carroccio ha messo fuori la freccia: 26 per cento contro il 28 complessivo di Forza Italia e An. «Noi abbiamo una grandissima attenzione ai problemi concreti del territorio – dice il sindaco Fontana – mentre quelli del Pdl tendono a volare un po’ troppo in alta quota».
A Varese, dice, «nel Pdl c’è una forte componente ciellina con la quale abbiamo rapporti trasparenti», e «in Regione con Formigoni abbiamo governato bene». Però aggiunge: «Noi forse siamo stati più attivi. In aula noi c’eravamo sempre, loro meno». Torna il tema della Lega che «è più partito», ma non solo quello: «Noi abbiamo una voglia di cambiare che non in tutto il Pdl è presente. C’è una parte di loro che rallenta i processi riformatori. Formigoni è un ottimo amministratore; ma è il suo partito che non c’è». Insomma qualche scricchiolio c’era già prima, nell’alleanza lombarda Lega-Pdl. Adesso la storia delle liste ha peggiorato le cose, e non poco. «Ho parlato con Giorgetti, il nostro segretario lombardo – dice Fontana – ed era stupefatto. Mi ha detto: ma che figura ci fa la coalizione?». Anche la soluzione non è piaciuta: «La cosa peggiore è stata l’arroganza. Bisognava riconoscere l’errore e andare con il capo cosparso di cenere dall’opposizione per chiedere una soluzione condivisa. Invece hanno fatto il decreto. Così adesso gli altri possono gridare al golpe». La sfida è cominciata. Forse è il primo tempo del film che vedremo nel dopo-Berlusconi, quando la Lega punterà a fare il pieno al Nord. Avremo un Paese diviso in due? Montanelli lo prevedeva, ed era il suo incubo.

Michele Brambilla

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