Ma l’Europa esiste ancora? Perché, a cinque settimane tonde dal voto più importante per il futuro dell’Unione, così ci hanno detto e così probabilmente sarà, colpisce la straordinaria ostinazione con cui riusciamo a parlare di tutto tranne che di questa campagna elettorale. Con effetti francamente curiosi, come quelli di un’Europa lontana, ma di una Cina vicina. Non è un gioco di parole: oggi sappiamo più delle polveri di Pechino e dei miasmi di Shanghai che dell’inquinamento record in Francia e Belgio mentre, al contrario, nessuno accenna al miracolo della Ruhr, ex bacino di acciaierie e veleni che, bonificato e riconvertito, oggi richiama più visitatori di Pompei. Fa più notizia lo sciopero degli operai cinesi della Yue Yuen di Dongguan (producono scarpe per Nike, Timberland, Adidas e Asics) che il blocco totale dei treni che fra tre giorni paralizzerà la Romania o i ripetuti scioperi in Spagna e Grecia di cui nessuno parla al di fuori dei diretti interessati e dei rispettivi confi