Passoni: Le controriforme avanzate dal Governo

Accolgo l'invito del blog Pd di Merate per ritornare sulle controriforme avanzate dal Governo riguardanti Senato, Elezioni (Italicum), Province.
Mi vedo costretto a ritornare su detti  temi, perché gli interventi succeduti al mio, sul blog, non sono entrati nel merito delle questioni.
Il presupposto da cui parto, nella critica, è quello di vedere privilegiare la governabilità o presunta tale, rispetto alla rappresentanza e, quindi alla democrazia (potere del popolo). Questo aspetto distorsivo attraversa la legge sulle province ed i D.d.L. sul Senato e sulle elezioni politiche.
Riguardo al metodo, il Disegno di Legge del Governo sul Senato ha prevaricato quanto già predisposto dall'apposita Commissione designata dal Governo Letta in ordine alle riforme costituzionali: si tratta del solito andazzo all' italiana di lasciare le cose a metà: cambia il governo e si cancella il pregresso. Inoltre non si capisce perché le riforme costituzionali debbano partire dal Governo, organo esecutivo, che dovrebbe applicare le leggi e non dal Parlamento che le deve fare; non solo, ma il Presidente del Consiglio, cui qualcuno dovrebbe ricordare che non è Premier, ma Presidente di un organo collegiale, parla sempre in prima persona. Egli ordina al Parlamento di fare i passaggi di approvazione entro la tal data: prima entro le prossime elezioni, poi entro il 10 giugno (data, peraltro, infausta) promettendo, da marinaio, dimissioni in caso contrario.
- Non mi dilungo sul merito della controriforma del Senato, perché ne ho già scritto nel precedente articolo sul blog: si tratta di un pateracchio che stravolge il principio della sovranità popolare eliminando l' elezione diretta dei Senatori. Ribadisco che il D.d.L. 
Chiti-Casson  salvaguarda tale principio e prevede la diminuzione dei parlamentari sia della Camera che del Senato. Qui, come per le Province, si prevedono assurdi doppi incarichi ed abnormi nomine presidenziali; il Presidente del Consiglio, poi, bolla per lesa maestà sia il mite Chiti che il Presidente del Senato che ha rivendicato l'autonomia di detto ramo parlamentare. Nel merito, sarebbero componenti del nuovo Senato i Presidenti delle Regioni, alcuni Consiglieri Regionali, tre Sindaci per Regione e 21 personaggi designati dal Presidente della Repubblica; poiché nel D.d.L. governativo non vengono previste incompatibilità potrebbe verificarsi il caso che, ad esempio, possa essere nominato senatore il sindaco di Monza che, nel frattempo è stato nominato Presidente della rispettiva Provincia: ben tre incarichi! Ma chi è: 
Mandrake? Già con due incarichi come e quando saranno indette le riunioni dell' Assemblea senatoriale e le Commissioni? La domenica pomeriggio invece di andare allo stadio?
- La controriforma elettorale è quanto di peggio si potrebbe inventare e supera in antidemocraticità il Porcellum; il principio di rappresentanza viene stravolto, niente preferenze, assurde soglie (addirittura tre: 4,
8 e 12), un cervellotico premio di maggioranza che scatta al raggiungimento del 37 % da parte di una coalizione facendole raggiungere il 52% dei deputati. Ora l'iter è fermo e l'Italicum (denominazione infelice, richiamante il treno Italicus, oggetto di attentato) è su un binario morto; questa controriforma è stata elaborata ad uso dei due partiti supposti maggioritari, cioè PD e F.I., ma il M5S potrebbe scardinare tale impostazione. Veniva ricercato, giustamente, trattandosi delle regole del gioco democratico, il massimo consenso parlamentare, ma si sta delineando una maggioranza risicata che porterà al referendum confermativo, come previsto, per fortuna, dall'articolo 138 della Costituzione.
- La controriforma delle Province è nata dal marasma in cui giace la nostra classe politica di nominati: prima si vogliono eliminare con i dovuti passaggi costituzionali, poi, per evitare tali "lungaggini", si vogliono accorpare (es.: Lecco + Sondrio + Como + Monza), poi si mantengono eliminando le cariche elettive (altro colpo alla rappresentanza), cioè i Consiglieri provinciali, risparmio che la CGIA di Mestre quantifica in decine di milioni annui (esborso marginale). Non solo, ma si creano le Città Metropolitane ed allora uno pensa a due: 
Roma e Milano; no, se ne prevedono 10.
Mi preoccupa, infine, la posizione ambigua del Presidente del Consiglio riguardo alla trasformazione in Repubblica presidenziale dell'attuale forma parlamentare.
La Destra aveva tentato di cambiare la Costituzione in un'osteria di Lorenzago in Cadore (tentativo sventato dal Referendum confermativo); il trio Berlusconi, Renzi e Verdini tenta di cambiarla  in Largo del Nazareno, ahimè sede del PD.
Conclusione: non mi resta che piangere!

Ernesto Passoni

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