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Visualizzazione dei post da maggio 6, 2012

La politica di oggi abbonda di Ponzio Pilato

Nel periodo pasquale nelle chiese cattoliche si legge la passione di Gesù Cristo, e si sentono in essa narrare le vicende relative al processo che ha portato alla sua condanna a morte.  Un processo assai particolare, in verità, e che da sempre ha attirato l'attenzione di storici, giuristi e filosofi, ma anche di scrittori ed artisti, per la sua straordinaria concatenazione di eventi e per la sovrapposizione di piani che lo caratterizza. Un punto che vorrei sottolineare, tra i molti possibili riguarda il passaggio dal processo "giuridico" al processo "politico". Pilato infatti, dopo aver verificato che non vi erano elementi per condannare a morte Gesù -né io né Erode abbiamo trovato in lui nessuna delle colpe delle quali voi l'accusate-, quasi inspiegabilmente non procede all'assoluzione e alla liberazione dell'imputato,  ma decide di trasformare il processo in una consultazione popolare. Ed infatti si rivolge alla folla che ha davant

Chi non vuole cambiare

È falso dire che alle recenti elezioni amministrative «hanno perso tutti i partiti e ha vinto Grillo». È falso perché il Pd si conferma la prima forza nazionale e, pur con le sue serie difficoltà, il perno di un centrosinistra oggi nettamente prevalente. Mentre invece Pdl e Lega sono divisi e in rotta, e il Terzo polo non riesce a catalizzare il voto moderato. È falso perché Grillo, nonostante il grande balzo di consensi, soprattutto al Nord, è da tempo il capo di un nuovo partito (che intende crescere approfittando proprio del fatto che il Movimento 5 stelle non vince e che può presentarsi come l’alternativa più radicale a chi governa). La tesi è falsa, ma soprattutto è insopportabile il suo contenuto ideologico: i partiti sono tutti uguali, la politica è inutile o dannosa, il conflitto sociale è negato o comunque gli viene negata una legittima rappresentanza nelle istituzioni. Tutto è ridotto a politologia, come se non fosse la drammaticità della crisi il primo fattor

Se anche Merkel va in crisi

Nel Nord vincono le sinistre, il governo appeso al test della Vestfalia I risultati elettorali delle elezioni federali nello Schleswig-Holstein e la vittoria del socialista François Hollande in Francia fanno tremare il governo giallo-nero a Berlino. Nel piccolo Land del nord della Germania, dove si è votato lo scorso fine settimana, i partiti di sinistra hanno raggiunto la maggioranza, anche se il partito massimalista Die Linke non è riuscito a entrare in parlamento dopo aver ottenuto soltanto il 2,2 per cento dei voti. I socialdemocratici tuttavia, insieme ai Grünen e al partito Südschleswigsche Wählerverband della minoranza etnica danese, potrebbero formare un governo rossoverde- blu, visto che la Cdu e la Fdp insieme non superano il 39 per cento dei voti. Il futuro governo di Thorsten Albig, leader della Spd in Schleswig-Holstein, avrebbe la maggioranza in tasca e Albig si dice «sicuro di mettere in piedi un ottimo patto di coalizione». Per il settiman

Vincere sulle macerie

Il popolo del centrodestra non esiste più. L’unico successo dell’intera avventura berlusconiana – l’aver dato a metà del paese un’identità prima inesistente – svanisce nel nulla, mentre l’artefice è distante, distratto, disinteressato. Una gigantesca voragine si apre nel mercato elettorale e solo una forza politica riesce a recuperare una parte dell’enorme diaspora. Ma non è una vera forza politica: è un movimento che si è messo in favore di vento e che risponde alle logiche della personalizzazione e del radicalismo che in effetti erano presenti nel calderone di Berlusconi e in quello di Bossi, la cui crisi procede parallela. Così sono Grillo e l’astensionismo i dati che, sul piano meramente elettorale, saltano agli occhi dal turno amministrativo. Entrambi – gli studi sui flussi lo confermeranno – a scapito soprattutto del Pdl e della Lega. L’incapacità di intercettare la delusione post-berlusconiana (e la vaghezza delle direzioni che questa delusione prende) è il vero neo

L’Unità e la voglia di voltare pagina

L’Unità festeggia con il nuovo formato e la nuova grafica la vittoria di Hollande. Ci avevamo puntato. Per l’Europa si apre una nuova strada: percorrerla sarà l’impegno dei progressisti e di tutti coloro che credono nel destino comune dell’Unione. Le politiche di austerità del centrodestra hanno fallito. Non ci hanno difeso dalla crisi, impediscono la crescita, colpiscono duramente i ceti più deboli, le famiglie, il tessuto delle imprese. Dalla Francia arriva un vento nuovo. Bisognerà trasformarlo in politiche di investimenti e di innovazione. L’Italia è uno dei Paesi più grandi dell’Europa ed è chiamato a sostenere, da subito, il cambio di rotta. Se Hollande spingerà, nel rispetto del suo programma, verso un sostegno alla domanda, verso investimenti europei, verso l’istituzione della tassa sulle transazioni finanziarie, il governo Monti dovrà dargli sponda per modificare così gli equilibri nell’Unione. Ma in questa svolta sarà decisiva la forza del centrosinistra ital

Lettera del sen. Rusconi

Cari amici, In questi ultimi giorni ho ricevuto molte mail da cittadini che mi rimproverano di aver votato, insieme praticamente a tutto il PD, a favore della “tutela del trattamento previdenziale dei supermanager pubblici”. Le cose non stanno esattamente così e vorrei quindi chiarire definitivamente la mia posizione. Nel decreto Salva-Italia presentato dal Governo lo scorso dicembre si stabiliva un taglio delle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici superiori ai 300.000 euro. Grazie a questa disposizione numerosi alti dirigenti pubblici che avevano già maturato i requisiti per il pensionamento erano fortemente incentivati a scegliere di andare in pensione subito: se avessero continuato a lavorare il nuovo stipendio decurtato avrebbe comportato una riduzione corrispondente del trattamento pensionistico di cui avevano maturato il diritto. E per tutti coloro che avessero deciso di continuare a lavorare? Il costante orientamento giurisprudenziale della Cassa