FINANZIAMENTO E RUOLO DEI PARTITI
Carissime e carissimi,
a fronte di una richiesta urgentealla Camera il disegno di legge per la riforma del
finanziamento pubblico che si poneva come scopo di normare in modo stringente e
rigoroso la delicata questione dei rimborsi alla politica, che nelle ultime
settimane, anche alla luce degli scandali, Lusi e Lega, stanno incendiando il
dibattito politico, a ragione, e proprio per questo la nostra richiesta era di
accelerare i tempi passando attraverso la sede legislativa, sospendendo
nel frattempo la rata finanziamento di
luglio fino ad approvazione di nuove norme severe su controlli e trasparenza (in
quest’ottica il Pd ha immediatamente tagliato
il 30% spese elettorali di maggio prossimo.) Martedì è stata depositato
Ora l’iter dovrà seguire la normale procedura
in sede referente e poi in aula. Un occasione persa ma il Pd deve
proseguire con forza e chiarezza su
tutti i fronti, in commissione affinchè si acceleri l’iter, per trasparenza e
con sanzioni certe e pesanti per tutti quei comportamenti volti a rendere
opachi e fuori dai confini della legalità le azioni dei partiti.
Il
finanziamento pubblico va assolutamente rivisto, adattando da subito
modelli europei, contenendo i costi per le campagne elettorali attraverso
l’imposizione di tetti di spesa massimi, rendendo trasparenti le spese
sostenute e le e la provenienza dei fondi raccolti, ristabilendo da subito una
proporzione oggettiva tra le spese sostenute e la quota di contributo pubblico
per le elezioni nazionali, regionali ed europee e infine normando la libera
contribuzione da parte dei cittadini o di associazioni quello che cioè è
chiamato libero finanziamento. Ora
però occorre un blocco da
subito!
Altrettanto,
con urgenza attuare l’articolo 49 della Costituzione, i partiti devono tornare a rimettere a
fuoco la loro funzione e devono regolamentare la loro vita interna, sui temi
della partecipazione, della rappresentanza e della selezione democratica di
uomini e donne. Il pensare che la vita di un partito possa reggere solo
sulla buona volontà di iscritti e cittadini o associazioni come avviene al di
là dell’oceano non mi trova d’accordo: il rischio che la politica sia al cento
per cento gestita dalle lobby che finanziano i partiti è reale, abbiamo visto
con quanta difficoltà si è riusciti a intervenire sul tema delle
liberalizzazioni, non penso che scegliendo la soluzione del finanziamento
privato sarebbe più facile.
Nel rivendicare anche per la mia storia
politica, come quella di tanti di voi, l’importanza dei partiti quale strumento
fondamentale e di garanzia di democrazia e pluralismo, riprendo a pieno le
parole usate dal Presidente Napolitano, che nel suo richiamo a trasmettere ai
giovani la passione della politica ha sottolineato “come il partito e la
politica non sono il regno del male, il marcio deve sempre essere estirpato ma
guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la
politica.”
La politica non è solo quanto di brutto
abbiamo visto fino ad oggi, è anche questo ma non solo, mettere in uno stesso
calderone anche chi della politica si è fatto portatore positivo, chi ha
lavorato con passione, serietà e disinteresse per il bene di un Paese, chi ha
interpretato la politica come bene al servizio del cittadino, non rende onore
al nostro Paese e al nostro essere cittadini: pensare che un Paese possa fare a
meno dei Partiti, possa essere guidato in un modo alternativo a questo non ci
mette al riparo da governanti inadatti o di dubbia buona fede, ma contrario ci rende più vulnerabili e più
esposti a derive e vuoti di potere che di democratico hanno ben poco.
Credo
allora che una via d’uscita a quanto sta accadendo adesso non sia da ricercare
solo nelle regole che opportunamente devono delimitare un ambito d’azione ma
anche e soprattutto nella ricostruzione
di un tessuto culturale che in questi anni si è andato disgregando, che ci
ha disaffezionati alla politica come strumento di tutti, che ha reso
l’approccio e l’interpretazione della stessa come la strada più veloce per
l’affermazione e la ricchezza, come una grande pentola a cui attingere e nella
quale è andato perdendosi a poco a poco il rispetto e il significato delle
istituzioni.
Indispensabile e non più rimandabile è
dunque, capovolgere questo ragionamento, tornare a pensare la politica come il mezzo con cui garantire a tutti gli stessi
diritti e gli stessi doveri, il caposaldo della nostra Costituzione, una
politica che susciti e pretenda da tutti come ricordava ancora Napolitano una
tensione morale ed etica ed un’applicazione appassionata ai valori della
comunità.
Ecco perché il
partito deve aprire un dibattito ovunque e subito, è già troppo tardi!!!!!
Un carissimo saluto Lucia Codurelli
Deputato gruppo PD
Commissione Lavoro Camera dei Deputati
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