La rincorsa a creare liste civiche per le prossime politiche e regionali è diventata stucchevole. Chi vuole candidarsi lo fa innanzitutto prendendo le distanze dai partiti, come se questo bastasse a migliorare la politica italiana. C’è, anzi, uno sorta di compiacimento nel sottolineare che l’obiettivo non sarà, giammai, dare vita a un partito. Salvo poi scoprire che, dopo i manifesti roboanti e le convention affollate, anche i puri delle liste qualche accordo con i partiti dovranno pur farlo, magari senza ammetterlo. I partiti hanno le strutture, i partiti hanno l’esperienza, e neppure la migliore delle liste civiche – neppure la più ricca – può improvvisarsi all’altezza della gara elettorale, fatta anche di regole e procedure, talora noiose ma pur sempre democratiche. Certo, i partiti hanno fatto di tutto per meritare lo screditamento generale, ma smettiamo di credere che tutto ciò che ne è fuori sia migliore per definizione. L’esperienza, del resto, l’abbiamo già fatta: