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Visualizzazione dei post da dicembre 18, 2011

R.S.I.: UNIRE LE FORZE PER SALVARE L' ATTIVITA' PRODUTTIVA

Non c'è più alcun ragionevole motivo per immaginare che la Proprietà cambi atteggiamento. E' necessario fare chiarezza e sgombrare il campo da tutti gli elementi che inducano solamente a procrastinare qualsiasi decisione. Su questo punto il Partito Democratico invita la Provincia e tutte le altre forze istituzionali e sociali a unirsi e a far convergere i propri sforzi per preparare il terreno a possibili soluzioni alternative. La difficile congiuntura economica non lascia molti margini alla speranza che si possa salvare l'unità produttiva, ma l'incertezza e l'attesa possono solamente far decadere progressivamente la sua competitività e la professionalità dei suoi addetti. Ercole Redaelli Segretario provinciale PD .

Camusso, l’obiettivo è Bersani

C’è una pressione fortissima su Pier Luigi Bersani. Interna ed esterna al Pd. Viene da un vasto mondo che ha forse equivocato sia sulla profondità della crisi che sulle implicazioni della scelta per il governo Monti che, infine, su quanto lo stesso premier aveva detto dal primo minuto del proprio incarico. Oppure ha voluto equivocare: un po’ come tanti berlusconiani dall’altra parte dello schieramento politico, c’è forse nel Pd chi pensava che Monti si sarebbe prestato a fare soltanto il lavoro sporco, la manovra dei sacrifici sulla quale nessuno voleva mettere la faccia, il salasso per tenerci in Europa col volto presentabile del Professore invece che con quello invendibile del Cavaliere. Non è così perché il governo (come Monti aveva detto fin dall’inizio) s’è dato un programma che va oltre il pronto intervento della manovra. Ritiene che l’urgenza non consista solo nel ritrovare una breve credibilità sui mercati, ma in un’operazione più ampia: aggredire tre,

Il bivio di Monti

L’emergenza economico-finanziaria e le drammatiche conseguenze sociali resteranno a lungo le priorità di governo e Parlamento. Ma sarebbe un errore trascurare – pur nella tempesta – la crisi di sistema che da tempo attanaglia la nostra democrazia e delegittima la politica mostrandola insignificante. In fondo il governo Monti è figlio di questa doppia crisi. Se avessimo avuto a disposizione una legge elettorale civile e un sistema politico-istituzionale efficiente, il ricorso alle urne sarebbe stato l’esito più probabile e conveniente della caduta del governo Berlusconi. Invece così non era. Ma adesso quest’altro corposo deficit nazionale è destinato a pesare anche nel percorso di Monti, forse a diventare un discrimine. Le riforme istituzionali giustificano la conclusione naturale della legislatura: viceversa, senza riforme, cresceranno le ragioni a favore del voto a primavera 2012. Nei giorni scorsi si è aperta una polemica sullo stato d’eccezione rappresentato dall’esecut