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Visualizzazione dei post da novembre 20, 2011

DIMISSIONI FASSINA, RICHIESTA ASSURDA

Incredulità è dir poco, di fronte alla richiesta di dimissioni di Fassina da parte del senatore Bianco e altri. Una richiesta incomprensibile e fuori da ogni logica democratica, perche' ci si rivolge non a una persona qualsiasi ma al responsabile economico del partito. La discussione e il confronto non mi risulta siano mai stati negati nelle sedi opportune e visto che si parla di 'linea diversa', personalmente mi rifaccio a quanto definito negli organismi eletti, quale l'assemblea nazionale, oppure la conferenza del lavoro tenuta a Genova nel giugno scorso. Ora il partito è chiamato a rispondere con grande capacità e spirito unitario a questa nuova fase per il bene del nostro Paese, la fiducia che il Pd ha riscosso è un segnale estremamente positivo, non c'e' bisogno di chi invece pensa ad altro e non usa neanche un minimo di buon senso, prestando così ancora una volta, il fianco a comportamenti volti al mettersi in mostra, a pensare solo alla pr

Bene Monti in un vertice andato male

L’effetto Monti c’è, è evidente. E se lo spread non se ne accorge, se n’è accorto Nicolas Sarkozy. A dimostrazione di quanto personalità e credibilità possano valere sulla scena internazionale (non era del resto questa una delle rivendicazioni di Berlusconi?), è bastata l’apparizione a Strasburgo dell’ex commissario europeo perché cambiassero le parti nel dramma. Sia dietro le quinte che nel proscenio della conferenza stampa, ieri è stato evidente come la nazione sotto i riflettori, quella in difficoltà, non fosse più l’Italia bensì la Francia. Con un presidente in precampagna elettorale fortemente innervosito anche perché poco prima s’era trovato davanti una Merkel spalleggiata da Mario Monti sul tema cruciale del ruolo della Bce e della sua autonomia. Il tema della riforma della banca è controverso, sta di fatto che Monti ha fatto fronte comune con Mario Draghi e con la Cancelliera, obbligando Sarkozy al dietrofront. Non è riuscito il reciproco: Merkel resiste ancora du

Come uscire dalla crisi? Quale futuro per l'Italia?

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Con grande saggezza il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ispirato l’inizio di una fase storica per l’Italia. La crisi che ci attanaglia, originariamente di indole internazionale, sta mettendo a dura prova il Paese facendo leva su quelle deficienze strutturali che negli ultimi tre decenni non siamo riusciti a sanare mediante una opportuna opera riformatrice. Ora gli eventi stanno precipitando. O siamo risoluti a compiere le riforme e decidiamo di investire sul futuro, oppure vedremo crescere a dismisura il disagio in cui siamo immersi. Tutti siamo chiamati alle nostre responsabilità di cittadini, tutti in questo momento dobbiamo essere protagonisti nello sforzo comune per affrontare la crisi e per costruire un futuro per l’Italia. Claudio Firmani Allora come uscire dalla crisi? Quale futuro per l'Italia? Ne parliamo venerdì 25 novembre, ore 20.45 , nella sala civica di vialele Lombardia a Merate, con l 'on. Antonio Misiani , membro della Commission

Il Romanzo criminale di Alemanno

Al sindaco Alemanno Romanzo criminale non è mai piaciuto. Non so perché. Lui diceva che i cattivi ragazzi a Roma venivano influenzati dall’epopea romanzata della banda della Magliana, e che quello era il motivo per il quale i piccoli regolamenti di conti finivano tra lame e pistolettate. Non scherzava, l’ha detto sul serio, e spesso. Cercava di sostenere – la prima volta che lo fece era stato eletto da meno di un anno – che Roma non aveva un problema di malavita organizzata, ma solo di bande giovanili suggestionabili. Chissà come sarà arrabbiato oggi, il sindaco. Oggi che la città è davvero tornata set di una nuova serie di Romanzo criminale . Girata con le pistole vere, però. Da Prati a Ostia, dai Parioli a San Basilio, e proprio qui sotto la nostra redazione, in pieno centro storico, solo poche sere fa. La storiella delle bande giovanili non regge più. I morti si accumulano, tutti freddati per strada, forse non dentro un’unica vicenda criminale ma certo in un

TRENI PENDOLARI: I NODI VENGONO AL PETTINE CI ASPETTIAMO CHE IL NUOVO MINISTRO RISPONDA IN COMMISSIONE

Siamo su un binario morto grazie alle politiche fallimentari del Governo PDL e Lega e della Regione Lombardia, ormai non c'è giorno in cui i pendolari non si trovino a dover subire ingiustamente disagi pesantissimi in termini di ritardi, causati dall'obsolescenza del materiale rotabile e dei treni: si ricorda che il notevole aumento delle tariffe era supportato dall’esigenza di investire nel miglioramento della qualità investimenti che ancora oggi non si intravedono. Siamo nella regione più ricca d’Italia come continuamente sottolineato da tutti ma questo brutto biglietto da visita dovrebbe far riflettere molto. Dopo aver accolto con parere favorevole la nostra mozione nr. 100715 finalizzata alla salvaguardia del trasporto pubblico locale, chiediamo che il nuovo Governo dia seguito all' impegno preso alla Camera il 27 ottobre scorso a fronte del taglio di un miliardo e mezzo di euro che il Governo ha effettuato alle Regioni nella scorsa manovra. I tagli alle risorse d

Un mercato del lavoro pieno di mine

Si avvicina il momento di dare corpo all’impegno assunto da tutti i partiti ad appoggiare Monti nella sua ricetta per l’Italia. Ognuno dovrà mandare giù qualche boccone amaro e la cosa, oltre si spera a essere utile per definire un equilibrato pacchetto di interventi d’emergenza, sarà importante anche per dare una bella picconata alla demagogia che ci ha accompagnato in tutti gli ultimi anni. È una soddisfazione amara vedere il Pdl acconsentire senza troppe storie alla ritorno dell’Ici: è ancora fresca la memoria di quel duello televisivo con Prodi, nel 2006, quando col sorriso di chi sa che la sta sparando grossa Berlusconi piazzò il colpo a sorpresa, l’ultimo della campagna elettorale della rimonta che amputò la vittoria dell’Unione. «Avete capito bene, toglierò l’Ici», ghignò il Cavaliere. Vanamente il centrosinistra rispose che sarebbe stata una misura folle: inutile per la crescita, deleteria per i conti. S’è visto chi avesse ragione. Oggi si torna indietro (e certo

LA DESTRA NON SI SMENTISCE, FA FINTA DI NIENTE SUI DISASTRI CHE HA PROVOCATO E COME SE NULLA FOSSE SCATENA I SUOI GIORNALI.

La destra non si smentisce e attacca il governo Monti, come se il disastro che gli italiani stanno vivendo non dipendesse dall’incapacità del governo Berlusconi. E’, di fatto, una campagna elettorale in piena regola, avviata nel tentativo di far dimenticare le malefatte dei precedenti ministri e rifarsi, come hanno candidamente affermato i dirigenti della Lega, una verginità. Il Giornale, Libero, le tv del Biscione e il Tg1 di Minzolini, più i periodici della Mondadori, sono gli strumenti di questi affondi contro il nemico.

BERSANI CHIARISCE LA POSIZIONE DEL PD.

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha chiarito ieri la posizione del Pd in una lunga intervista radiofonica. “Domanda. I mercati restano in difficoltà, lo spread che cammina anche dopo l'insediamento del nuovo governo Monti. Insomma nessuno ha la bacchetta magica?“Siamo in un'altra situazione, perché sarà possibile affrontare problema a fianco dei grandi Paesi europei cercando di correggere la linea della politica economica europea che fin qui si è dimostrata insufficiente e cercando, per quello che riguarda noi, di toglierci dal fronte più scoperto della crisi. Quel che cambia oggi è che siamo al tavolo con i primi paesi d'Europa”. Alcune misure per il governo. Sarà la patrimoniale il terreno di scontro tra PD e Pdl, visto che Berlusconi ha detto di essere contrario? ”Non esistono linee controverse all'interno del PD. Siamo un partito che discute e al momento giusto decide. Noi abbiamo già posizioni dichiarate: abbiamo presentato un emendamento alla manovra di T

Sic transit gloria Minzolini

A quanto pare, la Lega già rivendica nuove poltrone: stavolta tutte quelle che spettano all’opposizione. Anche se non era stato previsto da nessuno che un gruppetto di politici regionali restasse l’unico a recitare il ruolo della minoranza. Comunque, arrampicatori si nasce e, come direbbe Totò, la Lega modestamente lo nacque. E, a proposito di arrampicatori, balza in primo piano il ruolo storico di Minzolini, che pochi mesi fa profetizzò: «Me ne andrò dal Tg1 quando se ne andrà Berlusconi». Ma allora credeva che Berlusconi fosse eterno. Oggi, invece, Minzo spiega che non vede motivo per il quale dovrebbe lasciare la poltrona. E avrebbe anche ragione, se il motivo fosse l’adeguamento del Tg1 al nuovo governo, secondo la vecchia pratica della lottizzazione, peraltro trasformata da Berlusconi in occupazione militare. Ma ci sono ben altre ragioni per cui Minzolini dovrebbe andarsene: 1) ha censurato le notizie sgradite al suo mandante; 2) ha abusato della carta di credito azi

Pd, devi crederci tu per primo

Massimo D’Alema due sere fa ha indicato ai deputati del Pd quale pericolo vede nella fase apertasi col governo Monti. Ritornando indietro alle proprie esperienze, teme che il partito venga chiamato a dare il sangue per un’operazione di risanamento, mentre l’area moderata (e in generale il centrodestra) si riorganizza e si presenta poi all’incasso. Schema conosciuto. Fantasma antico (quell’essere i postcomunisti «figli di un dio minore», utili ma sempre considerati inabili alla guida diretta del paese) che si ripresenta. La conseguente raccomandazione dalemiana: non comportarsi da svogliata intendenza di Monti, bensì assumere la leadership di questa nuova stagione, presentandosi anzi come i suoi interpreti più autentici e avanzati. Molto giusto. Lo scriviamo da giorni: non ci sarebbe nulla di peggio, per il Pd, che passare per quelli trascinati in catene dall’emergenza a sostenere un governo poco amato e misure non condivise. Chiaro che ogni passo di Monti andrà

La spina del Cavaliere

Come è successo già diverse volte nella storia degli ultimi diciassette anni, Silvio Berlusconi si riposiziona giocando su due tavoli. Su uno fa finta di sostenere il governo, appoggia Monti e elogia Napolitano. Sull'altro attacca i terroristi di sinistra, dice che il Capo dello Stato è una maestrina dalla penna rossa e minaccia di staccare la spina al governo. Andrà avanti così per un bel po': un Cavaliere double face che avvia una campagna elettorale anticipata. Scenari già visti, niente di nuovo. Tranne la insostenibile stanchezza della ripetizione. Forse sarebbe il caso che, dopo che il disatro economico e l'Italia gli hanno staccato la spina di Palazzo Chigi, ci fosse qualcuno in quel che rimane del Pdl ormai diviso in cento correnti, a staccargli la spina di leader. Il dopo Berlusconi dovrà cominciare anche per loro prima o poi. A meno che non vogliano continuare a fare le comparse di uno spettacolo sempre uguale che ormai procura solo noia e non divert