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Visualizzazione dei post da agosto 7, 2011

Povera patria

Un paesino del nostro meraviglioso meridione. Negozio di ceramiche. Dentro la botteguccia una coppia di ragazze men che trentenni, abbronzate, tatuaggi, l’aria vagamente sprezzante di chi una volta si sarebbe detto alternativo. Faccio il mio acquisto e vado in cassa. Mi faccio dire il prezzo: un po’ superiore a quel che mi aspettavo ma la ragazza, senza guardarmi negli occhi, calandomi la sua conoscenza dall’alto mi spiega che quell’oggetto richiede una lavorazione tanto particolare, tempo, tecnica, non è una cosa qualunque. Va bene. Allungo la banconota alla sua socia in cassa. Lei la prende e con un mezzo sorriso allunga il collo verso di me. Non ho neppure il tempo di accorgermene. Mi sussurra: posso battere uno scontrino inferiore? Resto sconcertato per una frazione di secondo. Ma che paese è diventato? Siamo tutti Mackie Messer? No, ragazza non lo puoi fare. Aldo Lastella dal blog

La società dei magnaccioni

La novità è quelli del PdL hanno creato al loro interno il " gruppo delle regole ". Manca solo che in seno alla società dei magnaccioni si costituisca il "gruppo del digiuno", e poi siamo a posto. Alessandro Capriccioli

Non è la borsa: è la vita

«Ma com'è la borsa, oggi?» s'accerta commare Mille-e-una-notte – così chiamata perché passa le notti con la Sheherazade moderna, la tv delle fiction – sporgendosi dalla veranda di sopra. «Vuota, oggi ancora vuota» risponde zia Mariella, tesoriera e assessore all'Annona del condominio. Perché zie e commari mica si fidano delle banche (d'altronde, la sfiducia è reciproca: avete mai visto una banca che si fida d'un pensionato minimo o d'un disoccupato?) e applicano il chilometro zero anche all'economia. Coltivano zucchine e tassi d'interesse (nel senso che s'interessano personalmente e devotamente a tutte le questioni finanziarie del condominio, certo più d'un qualsiasi ministro, Tvemonti incluso), il basilico-baobab e i risparmi collettivi (il materasso resta l'opzione più seguita, subito dopo il maialino di coccio, che si rompe tradizionalmente a Natale per pagare l'ultima rapinosa bolletta dell'anno). Naturalmente, si occupano delle

Strada senza uscita

La goffa marcia indietro del governo Berlusconi, che sotto la pressione dell’Europa e dei mercati ha deciso di anticipare al biennio 2012-2013 la manovra di 24 miliardi prevista dalla delega assistenziale e fiscale, purtroppo non sarà sufficiente a mettere l’Italia in sicurezza. Sia chiaro, nessuna persona responsabile può, in un momento così drammatico, giocare contro il Paese indulgendo al tanto peggio tanto meglio. Ma proprio per questo è ancor più doveroso rilevare che l’auto-smentita di Berlusconi - il quale mercoledì in Parlamento aveva confermato il pareggio di bilancio nel 2014 e poi giovedì aveva prospettato un rinvio per ferie fino a settembre - non ha nulla a che vedere con la “discontinuità” invocata dalle parti sociali. Si tratta, ahinoi, di un annuncio dettato da uno stato di necessità ma ancora vuoto di contenuti, di parole avulse da una definita strategia politica (come dimostrano i riferimenti alle modifiche costituzionali, a partire dalla grottesca ipotesi di riforma

I tre scolaretti

Venerdì 5 agosto 2011, debitamente dopo la chiusura delle Borse e sessantatre ore prima della loro riapertura, visti i precedenti effetti, abbiamo visto il Presidente Dimezzato (si è accorto della crisi?) circondato da Tremonti (Quattro condoni, Cinque sanatorie) e Letta (Gran Ciambellano di Corte) svolgere il loro compitino di rimandati ad agosto. Cosa era successo? Era successo che la Cancelliera di Ferro, Angela Merkel, aveva dato ordine al Presidente della Banca Centrale Europea Trichet, in veste di Proconsole d’Italia (Podestà straniero lo ha definito il Prof. Mario Monti), di bacchettare i locali (S)Governanti costringendoli a rendere più dura la cosiddetta “manovra” di fine luglio già fortemente penalizzante la classe operaia, impiegatizia e dei senza lavoro. I tre hanno così scritto sui loro quadernetti con la copertina nera e le pagine a costa rossa: 1. Modificare la Costituzione introducendo il vincolo di pareggio annuo del bilancio dello Stato. Con un Governo di u

ABOLIZIONE PROVINCE : LA LETTERA DI ERCOLE REDAELLI A MARTINA E BERSANI

Caro Segretario, vorrei proporre, a Te e all'intero Partito Democratico lombardo, una riflessione sulla questione del riassetto istituzionale che, anche recentemente, è stata posta in evidenza dalle vicende parlamentari relative alla proposta di abolizione delle Province. Ne abbiamo discusso nell'Assemblea e nella Direzione provinciale del PD lecchese e ci è sembrato non corretto, perchè il dato non ci sembra rilevante, impostare il confronto partendo da un vincolo quantitativo rigido, quale è quello dei 500.000 abitanti, come requisito indispensabile per il mantenimento o la creazione di una Provincia. Credo, innanzitutto, che una revisione dell'assetto istituzionale debba prendere in considerazione, oltre che il livello nazionale, la Regione, le Province, i Comuni e le loro numerosissime aggregazioni oggi esistenti e debba non solamente individuare con chiarezza le rispettive attribuzioni, ma anche pretendere che non ci siano invasioni di cam