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Visualizzazione dei post da gennaio 30, 2011

Che cosa dice, sugli italiani, la tolleranza nei confronti dell’edonismo di Silvio Berlusconi?

A chiederselo è il sito del New York Times, nell’ambito di un dibattito dal titolo Decadenza e democrazia in Italia. A parte il termine "edonismo", piuttosto improprio, nella sua eleganza, per indicare una vicenda di lenocinio, la domanda non solo è pertinente, ma anche più interessante di quelle relative ai dettagli (spesso definiti "piccanti": in realtà semplicemente disgustosi) del cosiddetto "Rubygate". Accanto alle quotidiane menzogne, infatti, il presidente del Consiglio (e del Milan; e di molto altro) ripete una verità: che egli è stato regolarmente eletto e che, a quanto pare, una consistente componente dell’opinione pubblica ritiene che il suo comportamento non sia incompatibile con la carica che egli ricopre. Di più: negli ultimi sedici anni, sia dal governo, sia dall’opposizione, egli è stato l’indiscusso protagonista della vita politica del Paese, determinandola con una costanza e un’intensità probabilmente uniche nella storia della Repubblica.

Torna (per la quarta volta) il Piano casa

Provvedimento fantasma - Nel 2008 fu un pilastro della campagna elettorale del Cavaliere. Ma senza decreto legge non può funzionare Il Cavaliere sognava («con immodestia», precisò) di passare alla storia grazie al grande Piano per la casa che nel 2008 era stato uno dei pilastri della campagna elettorale berlusconiana. Confessò la debolezza davanti alla telecamere di Porta a Porta, tre giorni prima delle elezioni, ricordando quasi con commozione il piano varato nel 1949 da Amintore Fanfani. Paragone ardito, visto com’è andata finora. Perché a quasi tre anni di distanza il presidente del Consiglio ha dovuto prendere atto di un imbarazzante buco nell’acqua. «Siamo fermissimi: non si può fare niente. Abbiamo fatto un Piano casa per ampliare le abitazioni, abbattere vecchi edifici, aumentare del 33% la cubatura. Ma non mi risulta che siano stati aperti cantieri», ha detto alla conferenza stampa di fine anno, il 23 dicembre 2010. La colpa? Silvio Berlusconi punta il dito contro i «politici p

L'abbonamento integrato esisteva già, cambia il nome e aumenta il costo

“Sugli aumenti la Regione getta fumo negli occhi. Il dato reale è che dal primo febbraio gli utenti del trasporto regionale pagano il 12,39% in più, visto che oltre al 10% di cui si parla scatta anche l’aumento Istat 2010. Dal primo maggio ci sarà poi un ulteriore aumento sempre del 10%, quindi la somma degli aumenti sarà circa del 25% annuo. Non solo, da quest’anno non sarà più possibile detrarre le spese di trasporto dalla dichiarazione dei redditi. Insomma, c’è un vero e proprio accanimento sugli utenti del trasporto pubblico. Rispetto ai nuovi abbonamenti introdotti dalla Regione l’abbonamento integrato “Ioviaggio”, che permette di utilizzare ogni mezzo del trasporto regionale, non è certo una novità: è solo il restyling, più caro di prima, della Carta regionale dei trasporti, in vigore dal 2004. La Crt costava 250 euro ogni tre mesi e ora, dopo aver cambiato nome, costerà 99 euro mensili (85 per una fase promozionale), con un aggravio di oltre 16 euro al mese. Tutto questo non imp

Un viziettocontagioso: un deputato del PdL cerca le escort con l'IPad in Aula

Si stava discutendo la sfiducia a Sandro Bondi. Un ministro australiano per lo stesso motivo si era dimesso scusandosi e dicendosi umiliato, ma noi siamo in Italia... Martedì 26 gennaio, Camera dei Deputati, discussione sulla mozione di sfiducia al ministro Sandro Bondi. Un deputato del Pdl si mette a navigare su internet grazie al suo IPad e si intrattiene sul sito escortforum.net. Il deputato ultraquarantenne, cravatta di Marinella e capelli riportati a coprire una discreta calvizie, inforca gli occhiali (che di solito non porta) e scruta a lungo immagini e profili di due professioniste, Dollyy e Daisy: sono romane, non fumano, ricevono a casa o in hotel, previo preavviso. Lo ha scoperto il settimanale "Oggi", in edicola da mercoledì 2 febbraio 2011. Si tratta di Simeone Di Cagno Abbrescia, nato a Paolo del Colle il primo aprile del 1944. E' un imprenditore nel settore immobiliare e del turismo. Laureato in giurisprudenza, aderì a Forza Italia sin dalla sua fondazione.

L'uccello padulo

Mentre gli italiani sono ipnotizzati dai giornalisti del bunga bunga e dalle intercettazioni a base di culi flaccidi, il fallimento economico del Paese è alle porte. Alla conferenza di Davos si sprecano le scommesse su un nostro possibile default. L'ultimo salvagente di Tremorti è realizzare l'equazione: debito pubblico = risparmio privato. Non ne ha mai fatto mistero. Il Paese con la tassazione più alta d'Europa vuole andare oltre. Le tasse federali sono alle porte e retroattive, l'unico vero successo della Lega che amministrerà le casse delle amministrazioni locali. Si sente nell'aria un suono che prende la forma dell'uccello padulo, quello del fischio della patrimoniale secca. Hanno mandato avanti Giuliano Amato. Un tizio che entrò direttamente nei nostri conti correnti con un prelievo del 6 per mille. Amato fa parte di quel partito socialista che fece esplodere il debito pubblico, operazione continuata con diligenza da parte di Berlusconi, il successore di B

I costi della crisi? Pagano le famiglie

Lo rileva anche l'ultimo "Rapporto Italia" dell'Eurispes: i nuclei familiari sono fortemente in affanno. Ormai si fatica ad arrivare anche alla terza settimana del mese. "Grave crisi”, “tunnel”, “bombe innescate”. Non c'è da essere ottimisti a leggere i termini usati dal professor Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes, nella presentazione del “Rapporto Italia 2011”. Come ogni anno l'istituto di ricerca fotografa lo stato d'animo degli italiani e il quadro che emerge in questo 23° Rapporto non è dei migliori. “L'Italia sta vivendo, insieme, una grave crisi politica istituzionale, economica e sociale. Tre percorsi di crisi”, spiega Fara, “che si intrecciano, si alimentano e si avviluppano l'uno con l'altro fino a formare un tutt'uno solido, resistente, refrattario ad ogni tentativo di districarlo”. In questo quadro di crisi ci sono due “bombe innescate”: il grave scontro istituzionale che avvelena la vita politica e il pesante de