Il Romanzo criminale di Alemanno

Al sindaco Alemanno Romanzo criminale non è mai piaciuto. Non so perché. Lui diceva che i cattivi ragazzi a Roma venivano influenzati dall’epopea romanzata della banda della Magliana, e che quello era il motivo per il quale i piccoli regolamenti di conti finivano tra lame e pistolettate. Non scherzava, l’ha detto sul serio, e spesso. Cercava di sostenere – la prima volta che lo fece era stato eletto da meno di un anno – che Roma non aveva un problema di malavita organizzata, ma solo di bande giovanili suggestionabili.
Chissà come sarà arrabbiato oggi, il sindaco. Oggi che la città è davvero tornata set di una nuova serie di Romanzo criminale. Girata con le pistole vere, però. Da Prati a Ostia, dai Parioli a San Basilio, e proprio qui sotto la nostra redazione, in pieno centro storico, solo poche sere fa. La storiella delle bande giovanili non regge più. I morti si accumulano, tutti freddati per strada, forse non dentro un’unica vicenda criminale ma certo in uno scenario di violenza metropolitana che, di questo passo, potrebbe finire per coinvolgere anche degli innocenti: spero di sbagliarmi, ma quando le armi sparano in pieno giorno nel traffico tutto diventa possibile.
È colpa del sindaco? Neanche per sogno. Bisogna chiamarsi Alemanno, e avere la sua disgraziata cultura politica, per pensare di scaricare sugli avversari politici la responsabilità diretta di crimini efferati, come fece lui in piena campagna elettorale sul cadavere vilipeso di Giovanna Reggiani.
La colpa del sindaco è casomai proprio quella promessa di sicurezza impossibile da mantenere, l’inganno ai danni di una comunità che venne surriscaldata contro i rom, e ora si trova sotto il tiro incrociato di ben altra criminalità organizzata.
Altro che prendersela con Romanzo criminale (stupidaggine che stavolta, scommetto, Alemanno non riproporrà): l’unica realtà virtuale che fa male è quella proposta ai cittadini dai politici populisti e demagoghi, quando entra in cortocircuito con la vita vera della quale i demagoghi conoscono così poco.

Stefano Menichini
da Europa

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