In Italia il tasso di sottoutilizzo delle persone potenzialmente occupabili è dell'11%

Se il sistema bancario italiano ha resistito meglio di altri alla crisi finanziaria mondiale del 2007-2008, la recessione che ne è conseguita ha invece investito con forza la nostra economia, riportandone indietro il prodotto annuo, nel 2009, sui volumi di 9 anni fa; le difficoltà delle famiglie e delle imprese si riverberano ora, come abbiamo visto, anche sulle banche. Ma quel processo di ammodernamento del sistema produttivo che avevamo iniziato a intravedere a metà degli anni 2000 non pare essersi interrotto con la crisi. Le prospettive per la crescita del PIL, quest’anno e il prossimo, non si discostano di molto dall’1 per cento. Nel primo semestre essa ha tratto beneficio dall’aumento delle esportazioni, che stanno ora rallentando. Allo sviluppo economico serve il contributo della domanda interna: quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi, e ancora a consumi e benessere. Oggi i consumi ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro. La condizione del mercato del lavoro è il tema centrale, da analizzare guardando a tutti gli indicatori e a tutte le buone fonti informative disponibili.
Tra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 il numero di occupati si è ridotto in Italia di 560.000 persone, in gran parte appartenenti a quell’area che include i contratti di lavoro a tempo determinato e parziale e il lavoro autonomo con caratteristiche di lavoro dipendente occulto; nel primo semestre dell’anno in corso si è registrata una debole ripresa, con 40.000 occupati in più. Come in altri paesi europei, le conseguenze della recessione sono state attenuate dall’ampio ricorso a strumenti di riduzione degli orari di lavoro. Da settembre 2008 ad agosto 2010 sono state complessivamente autorizzate oltre 1.800.000 ore di Cassa integrazione guadagni (CIG), che equivalgono al lavoro di circa mezzo milione di occupati dipendenti a tempo pieno ogni anno; sin dalle prime fasi della crisi il Governo ha esteso la platea dei potenziali beneficiari. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,5 per cento delle forze di lavoro, fra le quali sono inclusi anche i lavoratori in nero. Per valutare più compiutamente la situazione del mercato del lavoro numerosi organismi statistici, nazionali e internazionali, utilizzano anche altre misure di sottoutilizzo della forza lavoro. Vengono conteggiati, assieme ai disoccupati, i lavoratori assistiti da strumenti quali la CIG, quelli che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano più attivamente un impiego perché disperano di trovarne uno, quelli forzosamente occupati a tempo parziale, pur desiderando un lavoro a tempo pieno. Limitandosi alle prime due fasce, si calcola per l’Italia un tasso di sottoutilizzo superiore all’11 per cento delle persone potenzialmente occupabili, come in Francia, più che nel Regno Unito e in Germania.

Mario Draghi
Governatore della Banca d'Italia
[dal discorso alla 86ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata a Roma
dall'Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (ACRI)]

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