Il PdL non c'è più, o no?

Da Mirabello Fini lancia la sfida al Cavaliere, ma dietro il suo discorso si nasconde un patto per tenere in vita la maggioranza e la legislatura. Almeno per quest'anno.

“Il Pdl non c’è più”, ha proclamato Gianfranco Fini dal palco di Mirabello mentre la folla gli tributava l’ovazione più forte e l’applauso più lungo. Gianfranco Fini ha lanciato la sua sfida a Silvio Berlusconi. Un patto di legislatura a tre (Pdl, Futuro e libertà, Lega) per varare una nuova legge elettorale. Per valutare la risposta del Cavaliere non ci si deve basare sulle dichiarazioni inferocite in risposta alla prima parte del discorso di Mirabello, su cui l’ex leader di An aveva forzato i toni, ma su un atto concreto: la nomina del finiano doc Mario Baldassarri al ministero dello Sviluppo economico.
Se così fosse allora significa che Berlusconi accetta la mano tesa, anche se ruvida, di Gianfranco Fini: una sorta di immunità temporanea garantita dal lodo Alfano (il processo breve in fondo era già stato liquidato dallo stesso premier) in cambio di un ministero importante che permette al gruppo finiano di porsi come punto di riferimento per il mondo dell’industria, che è parte del blocco sociale di riferimento di Berlusconi, da sempre. E soprattutto, come in una sorta di mutuo politico, di comprare tempo. Le elezioni anticipate in questo momento non fanno il gioco di nessuno.
Per Fini, che ha bisogno di organizzarsi per lanciare la sua nuova formazione partitica, sarebbero un disastro, molto meglio il logoramento dall’interno del suo alleato-avversario attraverso la discussione e il potere di veto dei vari provvedimenti legislativi. Ma nemmeno a Berlusconi conviene andare a elezioni anticipate: molti elettori del Pdl sarebbero disorientati. Meglio affrontare le urne con la ripresa economica piuttosto che in tempi di crisi. Resta la decisione dell’alleato di ferro Bossi, che ha perfettamente intuito il gioco di Fini e potrebbe rovesciare il tavolo da un momento all'altro.
Nemmeno Bossi ha interesse a sciogliere la legislatura prima di aver portato a casa i regolamenti attuativi della riforma sul federalismo. Il termine potrebbe essere quello della primavera del 2011. Ma Fini lo ha avvertito dal palco di Mirabello: vogliamo vedere quelel norme, discuterle, vagliarle, approndirle. Se pensiamo che l'ex leader di An è visto come esponente dell'ala meridionalista dell'ex Pdl (o di quello che era) allora è chiaro che assisteremmo a un tentativo di logoramento anche della Lega da parte dei finiani. Bossi questo lo sa. Sullo sfondo una legislatura "a tempo", fragile, incerta, non certo in grado di applicare quelle riforme di largo respiro di cui l'Italia avrebbe bisogno.

Francesco Anfossi

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