I cartelli di Castelli e la differenza tra arabo e islamico

Al Consiglio Comunale di ieri si è materializzato il “Consigliere Senatore Onorevole” Roberto Castelli. Polo verde, pantalone chiaro e scarpe bianche. Un omino della scorta sul portone ed uno in corridoio. Qualche buffetto con Angela Fortino a spezzare la lunga serie di telefonate, probabilmente romane.
Il consigliere Magni (Rifondazione e Sinistra e Libertà) è intervenuto chiedendo la rimozione (“cancellazione”) dei cartelli in dialetto presenti in città, alcuni peraltro zeppi di errori. Al loro posto, sempre secondo Magni, bisognerebbe applicare gli articoli della Costituzione Repubblicana, paragonando il ventennio leghista con quello più famoso del secolo scorso. Mentre il consigliere Pasquini (Pdl) se la rideva di gusto, ha chiesto di intervenire il “Consigliere Senatore Onorevole” Castelli, di cui s’è parlato anche in settimana per lo scranno vagante del Ministero per lo Sviluppo Economico.
“Questa sinistra che cambia sempre idea. A volte il dialetto viene difeso e a volte invece cancellato. Guardate a Bergamo, dove è stato intitolato un centro sociale al Pacì Paciana. Guardate questa sinistra (Magni ride, nda), vuole cancellare le nostre tradizioni. Magari poi vuol mettere dei cartelli scritti in… islamico”.
Islamico? Sì, islamico. Non arabo? Appunto: islamico.

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