Le calde domande di agosto

È agosto il mese più crudele, non aprile. È un mese di sospensione della vita reale. Tutti chiudono per ferie. Tocca star bene, non essere troppo piccoli né troppo vecchi, perché i piccoli e i vecchi hanno bisogno. Il bisogno è bandito, ad agosto. Il desiderio, invece, obbligatorio. Agosto è dedicato alla soddisfazione delle voglie, alla celebrazione del vuoto, all’assenza transitoria delle responsabilità. Si aprono voragini d’ozio, sull’orlo delle quali è normale sostare smarriti, attratti e spaventati dall’idea del riposo. Alcuni reagiscono partendo per viaggi estenuanti in Paesi Lontani, dove faticheranno più che in ufficio. Altri affrontano serenamente il rischio del tempo libero, magari sistemati nel contesto gradevole di qualche residuale scampolo di natura, contaminata ma non troppo. I più avveduti si avventano su qualche Isola protetta dal mobile confine del mare e, eccezionalmente, da un piano regolatore che impedisce di cementificare spiagge e scogli. È il caso della mia adorata Stromboli, che infatti si sta affollando, ma regge bene l’urto, con le sue casette bianche, lisce come ciotoli lavorati dalla risacca e piccole. Anche qui, tuttavia, quest’anno, nonostante il formidabile conforto della bellezza, e la presenza rassicurante del Presidente della Repubblica (amatissimo da tutti), il vuoto d’agosto, è attraversato da refoli d’ansia: la bottega della politica ha chiuso i battenti nel bel mezzo di una crisi dagli esiti non scontati. A cena, in spiaggia, è tutto un mormorio interrogativo: elezioni anticipate? Governo di transito? Ma vuoi vedere che Rutelli/Fini/Casini spostandosi da dov’erano e mettendosi insieme riescono a farsi passare per “volti nuovi”? E la sinistra almeno un lifting riesce a farselo? Le domande stagnano sotto il sole. Le risposte sono rimandate a settembre.

Lidia Ravera

Commenti