Quel virus chiamato rom

La Cooperativa culturale In dialogo, in collaborazione con la Fondazione Ambrosianeum, promuove la presentazione del volume: Quel virus chiamato rom, mercoledì 21 aprile 2010, alle ore 18, presso la Fondazione Ambrosianeum, Sala Lazzati, via delle Ore 3, Milano. Saranno presenti: l’autore, il giornalista Silvio Mengotto, don Virginio Colmegna, Presidente della Fondazione Casa della Carità; coordina Stefano Lampertico, giornalista di Scarp de’ Tenis.
Il libro-diario Quel virus chiamato rom, di Silvio Mengotto, edito dalla stessa Cooperativa culturale In dialogo, racconta, con parole e fotografie, il lungo viaggio compiuto, giorno dopo giorno, in un campo rom alla periferia di Milano.
Un giorno, parlando con una donna, l’autore del libro rimase colpito da una frase: «Noi continuiamo nel bene e nel male a parlare di rom, mentre abbiamo bisogno di parlare con i rom». Da questa intuizione nacque l’idea di scrivere un diario dell’esperienza vissuta accanto ai nomadi nell’arco di due anni, sino allo sgombero definitivo del campo, eseguito freddamente e senza una reale alternativa. Pagine scritte dal vivo, per sconfiggere il disagio e persino la paura della presenza degli zingari nelle nostre città. Pensieri, riflessioni, emozioni, dubbi, interviste che hanno memorizzato le relazioni significative, aprendo gli occhi del cuore su un mondo rom, ancora troppo sconosciuto. Un diario che si è trovato a costruire il ponte della relazione non per parlare dei rom, ma dopo aver parlato e comunicato con loro.
Scrive l’autore: «Tra i cinque sensi dell’uomo quello della vista esercita un’autorità che stordisce, molto più forte dell’udito. Quando si entra nel campo rom per vedere, per conoscere bene la situazione, occorre superare l’autorità esercitata da ciò che si vede subito, a prima vista, e aprire gli occhi ad un secondo sguardo. Guardare il campo rom significa tradurlo, decifrarlo, per “accogliere” ciò che si può vedere solo aprendo le ciglia del cuore. Non è solo un’esperienza fisica dei sensi, ma un vero esercizio di sapienza».

Commenti