Continua, implacabile, la "Saga degli Imbe-Celtici"

Pensavamo di aver toccato il fondo, con l'episodio degli otto bambini messi a pane e acqua da due stronze leghiste. Ma con questa razza d'imbe-celtici non è mai finita. Non abbiamo ancora digerito l'episodio precedente, che ne arriva uno, se possibile, ancora peggiore. Protagonisti sempre questi stronzi che stanno avvelenando ciò che resta (e non è molto) di civiltà e di cultura dell'accoglienza e del sostegno ai ceti deboli. L'episodio ce lo racconta il Manifesto. La genìa d'imbecilli alla quale appartengono i "personaggi ed interpreti" è sempre la stessa: leghisti doc, cresciuti alla scuola di chi fa pisciare i maiali sul terreno dove dovrebbe nascere una moschea. Quelli del "brutt terun torna a cà tua"; quelli che le panchine dai giardinetti le togliamo, perchè altrimenti gli immigrati hanno un posto dove sedersi dopo il lavoro... Ma poichè, per fortuna, ogni genìa d'imbecilli deve sopportare una certa quota di persone perbene (persino ad Adro), è saltato fuori, come nelle favole, un signore che, con un gesto tanto più nobile perchè anonimo, ha ripianato i debiti delle famiglie morose accompagnando il gesto con una lettera (clicca sulle parole evidenziate e scritte in verde per leggere la lettera) che dovrebbe far riflettere tutti, ma soprattutto le sciurette di Adro che abbiamo visto ed ascoltato, con raccapriccio, in Tv.
Confesso che il rileggere questa lettera parola per parola, per impaginarla perbenino, mi ha creato momenti di commozione e di sensi di colpa, perchè mi ha costretto a chiedermi se Davvero io abbia sempre fatto tutto ciò che avrei potuto fare per gli altri. Questa lettera è una grandissima lezione di civiltà. Dovrebbe essere letta, per disposizione del Ministro Gelmini, in tutte le scuole della Repubblica Italiana (Padania inclusa). La Gelmini non lo farà. Anzi, sono sicuro che farà discrete pressioni affinchè ciò non avvenga. Ed allora facciamolo noi. Facciamola circolare, questa lettera, che vale quanto un corso quinquennale di educazione civica.
Il seguito è, almeno in parte, noto. Le "brave mamme" di Adro hanno protestato. Poichè certamente fra i quaranta che non pagano la retta c'è certamente qualche furbetto, allora hanno espresso il proposito di smettere di pagare anche loro. Che questo stronzo di benefattore, che sporca la loro immagine di "itagliani bbrava ggente" paghi per tutti, o per nessuno. La cultura dell'egoismo del sindaco leghista di Adro ha fatto scuola, e ha fatto danni, irreversibili, nella testa della gente.
A queste stronze non è venuto in mente che la furbizia disonesta di alcuni non si pareggia con l'onesta indigenza di altri. La giustizia si rincorre scovando e denunciando al pubblico lulibrio ed alla più vicina sede della GdF i disonesti, non diventando tutti disonesti. I falli di reazione non sono ammessi, né nel calcio, né nella vita.
Ma la cultura di queste stronze si è formata anche sugli insegnamenti del loro giornale, quel "Libero" che fu già di Littorio Feltri, e che oggi è caduto, se possibile, ancora più in basso, sotto la direzione della iena ridens Maurizio Belpietro, che oggi pubblica un osceno articolo, di cui trascrivo l'incipit: "...debbo confessare ai lettori l’estremo imbarazzo che provo in questi giorni: vedere gli articoli dedicati ad Adro, paesotto bresciano balzato agli onori della cronaca perché il sindaco leghista ha sospeso la mensa scolastica a chi non paga, mi dà un senso di repulsione. Non verso il primo cittadino o gli abitanti del piccolo comune, ma nei confronti di molti miei colleghi giornalisti, i quali seduti comodi alla loro scrivania commentano fatti che appena conoscono, emettendo sentenze di razzismo e intolleranza contro un’intera comunità, la quale non ha alcuna colpa, se non quella di pretendere il rispetto delle regole... Qui nessuno ce l’ha con gli stranieri in quanto tali, che sono centinaia, spesso ben inseriti e ormai sfiorano il dieci per cento della popolazione. Non c’entra niente la stella gialla sul braccio degli ebrei, come qualcuno ha scritto cercando di approfittare del caso per sistemare vecchie beghe locali. Semplicemente la gente del posto non ci sta a farsi prendere per il naso: se c’è un servizio a pagamento, è giusto che tutti paghino..." L'articolessa di questo esimio rappresentante del "Partito dell'Ammmore" prosegue spiegando urbi et orbi che il provvedimento del semianalfabeta di Adro avrebbe addirittura un alto valore formativo, perchè è bene che i bambini imparino da subito, e se ne facciano una ragione, che le diseguaglianze esistono, fanno parte della vita, e che (ma questa è una mia arbitraria interpretazione) chi ha i piedi al caldo se li tenga al caldo, e gli altri si fottano. E meglio se imparano questa regola fin da subito. Chi ha i piedi al freddo, è meglio che impari che queste cose accadono din dall'asilo o dalle elementari. Da grandi, saranno certamente leghisti migliori, più trucidi rappresentanti del partito dell'amore. Per i soldi e per i privilegi.
A Belpietro non viene in mente che, se è vero (e non ho motivo di dubitarne) che fra i quaranta ci siano alcuni figli di benestanti furbetti, la cura non consiste nell'umiliare i bambini, ma nello scovare ed umiliare i grandi.Libero non è nuovo a questi metodi. E' un giornale - non dimentichiamolo - che ha messo i piazza i nomi di "affittopoli" (solo quelli di sinistra, però scordandosi dei Tatarella padre e figlio, dei Buttiglione...), ed ha messo in piazza, con nome, cognome, indirizzo, i nomi di presunti pedofili, rovinando la vita a molti che poi sono risultati innocenti. Per un grande giornale come Libbbero non dovrebbe essere difficile, in un piccolo paese come Adro, avere l'elenco degli insolventi. E' un atto pubblico, visto che la notifica di morosità è stata consegnata alla luce del sole ai bambini interessati, marchiandoli d'infamia. I prodi giornalisti di Libbbero non avranno difficoltà ad accedere (anche quelli sono atti pubblici) alle dichiarazioni dei redditi degli insolventi, e neppure ad indagare, in una piccola comunità, sul mestiere, la macchina, la casa, le vacanze dei sospetti furbetti. Lo faccia, Belpietro. Si spenda, per una volta, in favore di una causa non classista, non belluina, non da "servente" al suo donatore di poltrona. Forse allora potrà sfoggiare il suo sorriso da parèsi facciale.
Faccia, per una volta, un'azione d'informazione vera, di cui non debba vergognarsi lui, e di cui non dobbiamo vergognarci noi.

Commenti